ACT
Arte
Casa delle Sementi, Via Arcipretura 4/A, Reggio Emilia, RE, 42121, Italia
30/11/2019 - 24/12/2019
Casa delle Sementi è lieta di ospitare Already Christmas Time (Oh ready, Cry must Mine) di Fabio Angelo Bisceglie, una selezione di sei opere che abiteranno gli spazi di Casa delle Sementi fino al giorno della vigilia di Natale.
L’inaugurazione della mostra si terrà sabato 30 novembre in presenza dell’artista che accompagnerà l’immersione di ogni spettatore all’interno del luogo-opera, un luogo-non luogo che nasce e vive in un eterno presente in cui l’importante non è l’orientamento visivo e la comunicazione diretta con la figurazione, ma un disorientamento totale che non può e non deve guidare a un ritrovarsi ultimo, ma che porta a vivere uno smarrimento totale in cui ci si dimentica di quello che si sa, l’intenzione che si ha e in cui si sente e si vive solo quello che accade nel non luogo del dolce smarrirsi. Non esiste più un sapere, non esiste più un programma, non c’è più un’azione. C’è un essere. C’è uno stare. C’è un trascendente. C’è un immobile in movimento.
Jacques Lacan, Sigmund Freud, Gilles Deleuze, Carmelo Bene, Francis Bacon, Francisco Goya sono solo alcune tre le principali fonti di ispirazioni della creatività di Bisceglie, artista dalla formazione eterogenea: teatro, filosofia e psicanalisi sia come punto di partenza che come chiave di lettura della sua pittura. Una pittura che traduce il suo sapere e il suo non-sapere, portavoce di molteplicità che superano l’intenzione di un progetto iniziale assecondando una temporalità contraria all’azione stessa: l’atto diventa protagonista, motore di libere associazioni di pensiero che trascendono tempi, significati, luoghi e voci, dando spazio a un linguaggio senza vincoli di rappresentazione e non-rappresentazione, animato da una tensione di desiderio costante che da una strutturata forma iniziale porta a molteplici complessità di multiforme.
L’atto della caduta del godimento concede alla legge del desiderio di seguire un moto di comunicazione artistica che rappresenta la voce interna, la voce esterna e la voce suono per cercare di arrivare alla corporeità della voce stessa e di tutte le sue sfaccettature epocali. I soggetti mutano, seguono un movimento continuo e infinito, le figure umane sono corpi mutili, luoghi antropici che dialogano tra di loro, lo spazio è una figura amorfa che si agita e il linguaggio diventa geometria che agisce sul caos, su una massa vibrante e polimorfa, il linguaggio cerca di dar forma allo spirito e a passaggi e paesaggi interni alla psiche, alterata dal linguaggio stesso. L’inconscio diventa spinta creatrice dell’essere vivente, il cui corpo è mero ponte tra linguaggio e reali immanenti e reali trascendentali.
Soggetti religiosi e soggetti simbolici arcaici non sono più presentati rispettando la loro universalità ma trasformati in molteplicità di forme e coralità di attimi che guidano a nuove interpretazioni, a nuove soggettività, cercando di andare oltre alla codificabilità di un universo/non-universo, un reale sospeso, in continuo mutamento. Il linguaggio primo diviene attraverso l’informale ed è atto che attraverso il reale, l’immaginario e il simbolico cerca di avvicinarsi alla totalità gnostica primaria, persa al momento della nascita, quando essere e linguaggio si separano creando una frattura. Questa eterna nostalgia di unità viene rappresentata dal multiverso di tratti, colori, forme, strati che rappresentano il linguaggio e la mancanza di linguaggio, la voce e la molteplicità di voci, il visibile e l’invisibile, il luogo e il non luogo, il nulla e i molteplici significanti del tutto.
Already Christmas time (Oh ready, cry must mine) vi attende con-tradizione. Contraddizione? Con-tradire della con-tradizione. Tutto è già accaduto e niente è mai successo.