HOMO EX MACHINA
Arte
Via Daniele Crespi 9, Milano, MI, 20123, Italia
15/12/2023 - 19/12/2023
"HOMO EX MACHINA", mostra bipersonale di Letizia Cagnola e Letizia De Bernardi, a cura di Sidonie Pellegrino, rientra nel filone del Transumanesimo, affermando attraverso le opere esposte il trionfo della dimensione virtuale su quella corporea.
Nell’era della digitalizzazione ci ritroviamo ogni giorno a constatare l’obsolescenza del corpo umano: di fronte all’immensità del virtuale non ci sono ginocchia che non tremino, occhi che non si spalanchino dalla meraviglia.
Proprio per sopperire alla finitezza immanente della nostra carne, cerchiamo costantemente un espediente che ci renda altro da noi, meticci, cyborg: la tecnologia è propriamente il nostro deus ex machina.
Storicamente ossessionati dalla furia bulimica del progresso, collochiamo le nostre vite in un processo oltre-evolutivo. In quest’ottica di superamento del paradigma darwiniano potremmo arrivare a riconoscerci come esseri post evoluti, in quanto guidati dal volerci emancipare dalla nostra finitezza e animalità. Allora ci viene in soccorso il nostro stesso creato, idolo contemporaneo e ormai oggetto protesico: la macchina tecnologica.
Immersi pienamente nelle pratiche transumaniste constatiamo il primato che il connubio uomo-tecnologia ha nel nostro tempo: viviamo un Umanesimo potenziato in cui diventiamo costantemente artefici di noi stessi.
Una volta raggiunto un grado di postumanesimo tale da poterci definire “naturalmente cyborg”, ammesso che questo accada, forse inizieremo a domandarci chi sia nato prima, l’uomo o il digitale? Prima di arrivare a fare previsioni circa la corruttibilità delle nostre membra e lasciare spazio a narrazioni inevitabilmente distopiche riguardo la nostra subordinazione alla macchina, dobbiamo prendere consapevolezza dell’enorme potenzialità, e della responsabilità che ne deriva, della virtualizzazione del mondo. Quello che ci offre la sperimentazione tecnologica è la pluralità di narrazione, la completa liquefazione di ogni dogma precedentemente imposto, la capacità di essere architetti dello spazio che ci circonda e di noi stessi.
In questa visione di self design, assistiamo gradualmente alla scomparsa di un Dio creatore in netto svantaggio contro le potenzialità che stiamo esplorando. Allora deus diventa homo, poiché l’umanità intera possa riconoscersi figlia della tecnologia che essa stessa ha programmato: passiamo da un Dio che si è fatto carne, all’umanità che si fa digitale. Il virtuale, dunque, è homo ex machina in quanto escamotage per raggirare la nostra condizione, simulando quella divina, e al contempo generatore della nuova natura postumana. Quest’ultima, al pari delle maschere greche, fuoriesce dalla macchina tecnologica: se prima il virtuale derivava dal genio umano, ora è possibile pensare all’uomo come “disceso dalla macchina”.