Clavado

Arte

Miguel Aleman 927 - Mazatlàn - Sinaloa - Mexico, Mazatlan, Sinaloa, 82000, Mexico
12/01/2024 - 16/02/2024

Mostra personale dell'artista italiano David Fagioli presso lo spazio indipendente MADE A.C. di Mazatlan - Messico.
David Fagioli ha da almeno 2 anni affidato al disegno a grafite su una parete, che al termine del lavoro puntualmente rimbianca, il racconto della sua sensibilità, della sua ironia e delle tensioni e contraddizioni che individua nel tessuto dell’esistenza.

Con la fotografia fissa questi momenti e li cristallizza in opera da viaggio.

Alleggerisce il “difficilmente comunicabile”, la barriera del muro e l’hardware della scultura in manifesto di vita e di permanente possibilità rispetto al voler essere se stesso ovunque, al voler “occupare uno spazio” ancora e sempre, superando la pedanteria dei “sensati” imballaggi culturali e dei corrieri dell’ovvio con una scelta densa e consapevole.

Così con il disegno, sul bianco quotidiano della pittura a muro, rielabora l’eterna possibilità rinascimentale del progetto utopistico e l’eresia contemporanea degli ubiquitari.

Forse ha iniziato questo processo per sfuggire all’invasione e alla pressione volumetrica delle sue splendide sculture che si accumulano nello studio, testimoniando la dedizione di una vita, o magari per trovare respiro rispetto alle tensioni e al troppo pieno di alcuni momenti ingombranti della sua esistenza metropolitana.

Quello che è evidente è che da questo (ri)fare la scultura con i mezzi bidimensionali dell’ingegno artistico nasce un’epica sensibile.
E’ epico il viaggio urbano rapidissimo e ossimorico della coclea.

Una prosaica lumaca, rimasta per caso attaccata sul vetro della sua auto, diventa un Ulisse improbabile che vola onirico nell’arcipelago dei quartieri della periferia di Roma, tanto insignificanti per il turista straniero quanto intrisi di problematiche e di stimoli per chi vive in e di ricerca.

Lo scenario è la sua amata e patita Città Eterna, la Roma che si nega da sempre a realizzarsi in città ideale.

Rimandando tanto a Piranesi che al surrealismo belga di Magritte, le sue prospettive ci situano su scorci dove la banalità del male architettonico affligge il desiderio di espansione del contemporaneo e si relaziona con il sorriso sapido e disincantato dell’abitante stanziale, che lì risolve e vive quel male come scenario già inevitabile della sua esperienza quotidiana.

La sua lumaca, passando in volo dai quartieri di Corviale a Maccarese, per Tor Bella Monaca e Saxa Rubra termina il giro del Raccordo Anulare arrivando in visita al Centro, saluta beffarda l’aquila romana incrociando le sue antenne per poi ricominciare il suo eterno viaggio.
Non ritorna alla sua Itaca.
Dallo schermo digitale che ha scelto per l’istallazione (ir)ride in loop e ci fa ridere sul fuoco vivo della contraddizione del pensiero che genera domande scomode ma necessarie.

E’ epico il viaggio (ancora) impossibile e immobile in Centro America con la sua Moto Guzzi fissata quasi in scala 1a1 con il suo inconfondibile tratto diagonale.

Un gigantesco cavallo di Troia a 2 ruote strappa il paesaggio del deserto messicano, uno strumento di movimento e di inganno che visualizza e rivela il Sogno di Agamennone.

Una mappa che ancora una volta sa creare un ponte dinamico tra culture rappresentando uno stallo, proponendo un momento di crisi personale, un banale incidente al ginocchio che lo ha temporaneamente privato della libertà delle due ruote, come tornasole di altri incidenti (in)evitabili, di battaglie campali intellettuali scatenate nella mente dello spettatore e nel territorio del sogno.

Sogno di alcuni che è sempre la realtà problematica, vissuta e qualche volta irrisolta di altri.

L’artista, mentre fissa con dedizione alla parete il chiodo fisso della sua personalità ci consegna questo suo pensiero, perché possa illuminarne altri, nostri.

L’attitudine al rischio, l’inclinazione al guardare, pensare e agire in direzione ostinata e contraria, il disegno come scultura e la scultura come disegno dell’esistenza: David Fagioli interpreta la storia personale e il destino comune dell’umanità con questi strumenti e questo linguaggio.

E’ lui il tuffatore di Paestum che si lancia al contrario, ricollocato in un luogo iconico di Mazatlàn, immortalato nella cartolina che ci invia e che ci invita a spedire da questa geografia del possibile.

L’avventura del verace coraggio intellettuale e l’applicazione all’arte lo trovano nella stessa posizione: clavado.*

Cristiano Gabrielli