Corpi In-Tensione di Vincenzo Pipitone a Milano alla Galleria MA-EC
Arte, Fotografia
Galleria MA-EC in via Santa Maria Valle, 2, Milano, Milano, Mi, 20123, Italia
01/03/2024 - 10/03/2024
La tensione di corpi senza vesti che vagano in luoghi dimenticati e disabitati. Figure che talvolta sembrano statue di marmo e talvolta proiezioni della mente che diventano un tutt’uno con l’ambiente circostante. Scatti che vorrebbero condurre lo spettatore ad una riflessione su quelle emozioni e su quelle paure legate a quel vissuto personale in cui tutti possono rispecchiarsi. La personale del fotografo palermitano Vincenzo Pipitone, Corpi In-Tensione, approda a Milano, dal 1 al 10 marzo alla Galleria MA-EC (situata a due passi dal Duomo di Milano, in via Santa Maria Valle, 2). nell’ambito della collettiva “Milart” organizzata da Art Space.
Il progetto "Corpi In-Tensione" è già stato esposto in numerose e prestigiose sedi espositive in Italia, tra queste Palazzo del Poeta a Palermo, il Centro Internazionale di Fotografia dei Cantieri Culturali della Zisa (fondato da Letizia Battaglia), nell'ambito della Settimana delle Culture e a Roma a Palazzo Velli, nell'ambito della Rome Art Expo 2023, evento curato da Natalia Gryniuk. Il progetto è stato anche frutto di un'asta di beneficenza, organizzata dallo stesso fotografo, il cui ricavato è stato devoluto in favore della Lilt Asp (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) di Palermo. Si tratta di scatti in bianco e nero frutto di uno studio sul tema del nudo artistico in luoghi della Sicilia nei quali il tempo sembra essersi fermato. Un racconto di luoghi ormai da tempo senza vita, che rappresenta una storia finita che si intreccia con i corpi in volo, nel presente, che simboleggiano le paure, le debolezze e gli stati d’animo più intimi dell’uomo.
“Per me una foto di nudo non è mai felice – spiega Vincenzo Pipitone – un corpo nudo, infatti, esprime la parte più intima di sé stessi che si rivela, nella maggior parte dei casi, sempre triste, perché legata a quei ricordi e a quelle percezioni che ciascuno custodisce nel proprio profondo”.