Salvatore Astore – Dalla forma all’immagine

Arte

Strada Sotterranea del Castello Sforzesc, Vigevano, PV, 27029, Italia
02/06/2018 - 17/06/2018

La città di Vigevano è lieta di ospitare dal 2 al 17 giugno negli spazi storici del Castello Sforzesco una mostra d’arte contemporanea interamente dedicata all’artista italiano Salvatore Astore (1957) e agli esiti pittorici del suo lavoro nel periodo fra i primi anni Ottanta e la fine degli anni Novanta: un ventennio circa di formidabile lavoro in cui l’artista si afferma negli ambiti della scultura e della pittura come protagonista della scena nazionale e internazionale.

L’esposizione, intitolata DALLA FORMA ALL’IMMAGINE | OPERE SCELTE DAL 1982 AL 1997 raccoglie una trentina di lavori, fra grandi opere figurative realizzate ad olio o a tecnica mista su tela e disegni o progetti su carta di natura più astratta e concettuale relativi al ciclo delle celebri sculture in acciaio intitolate “Calotte” o “Sutura e Forma”. Potenti ed essenziali, queste forme anatomiche impregnate di valenze organiche si collocavano al centro di un dibattito estetico inteso a riportare l’attenzione sull’uomo e sugli effetti dei processi moderni di trasformazione artificiale della condizione umana di esistenza.

Le opere presentate in mostra appartengono a un gruppo più ampio di proprietà della gallerista milanese Valeria Belvedere che proprio in quegli anni fu testimone diretta dell’operato dell’artista, ospitandone nella sua galleria gli esiti pittorici e scultorei più apprezzati.

Il percorso espositivo prende avvio da un quadro del 1982, “Cavallo”, una visione fascinosa e vagamente straniante della parte posteriore di un cavallo, elemento anatomico che immediatamente rivela la sua prepotente natura plastica e formale centrando uno dei temi portanti di tutta la ricerca estetica dell’artista. È infatti sui concetti di Forma e sulle interconnessioni fra forma come contenitore e condizione ambientale che si sviluppa tutta la poetica di Salvatore Astore, dagli esordi ad oggi.

All’eleganza possente e minimale di “Cavallo” fa seguito la forza primordiale di “Scimmia”, un lavoro pittorico dell’82 di forte impatto visivo, realizzato con materiali pittorici e industriali, dal quale la materia organica di colore giallo (antirombo) erutta dalla tela scura con una potenza primigenia, mostrando la sagoma dell’animale in posizione frontale.

Astore contribuisce generazionalmente, insieme a un gruppo di artisti italiani, molti dei quali di area torinese, che parallelamente lavora su temi affini con mezzi e tecniche mutuati dal mondo industriale (due nomi su tutti Sergio Ragalzi e Luigi Stoisa), a riportare con queste opere il linguaggio della Pittura al centro del dibattito dell’arte, affidandole il compito di veicolare tematiche pregnanti e concetti di forte attualità, liberandola così dal fardello del puro intrattenimento.

Al ciclo pittorico degli animali faranno seguito un nutrito gruppo di lavori ad olio, di grandi dimensioni, dedicati alla rappresentazione del “Nudo” maschile e femminile e dei “Bambini”.
In questi lavori, realizzati fra gli inizi degli anni Novanta e la fine del secolo scorso, lo sguardo dell’artista torinese si focalizza ulteriormente sulla figura umana, assunta come modulo e come modello per una ricognizione più approfondita della realtà. Le forme anatomiche, il disegno dal vero dei corpi, la stilizzazione a cui spesso sono sottoposti i profili, i colori utilizzati con libertà inventiva, fanno emergere un’intenzione creativa precisa: quella di mettere in relazione la figura umana con la natura e il mondo circostante secondo logiche interne e non di obbligata verosimiglianza. “Nudo”, un’opera del 1994 mostra la sagoma nuda di un corpo femminile stagliato su un fondo rosso e circondato da un piccolo gruppo di piccioni che come la donna vista di spalle si affacciano sul vuoto immenso.

Ma è soltanto con il ciclo pittorico dedicato all’universo dell’infanzia realizzato fra il 1996 e il 1999 e alla sua rappresentazione nella realtà quotidiana, di cui in mostra il visitatore può vedere alcuni dei quadri più belli e significativi di quel periodo come quelli intitolati “Edoardo”, “Francesca”, “Delia”, che Salvatore Astore si addentra nel territorio impervio e ricco di ombre della psiche umana. Nient’affatto rassicuranti, portatori di un’eleganza formale senza precedenti, questi dipinti ad olio di grandi dimensioni raffigurano sagome di bambini solitari, concentrati su gesti e azioni semplici e quotidiane. Sembrano fuoriuscire dal buio della notte e venire alla presenza dello spettatore o galleggiare nel vuoto di un paesaggio privo di ombre questi piccoli individui che con la delicatezza dei loro movimenti delineano un universo autosufficiente e ricco di sfaccettature che solo uno sguardo profondo e attento può cogliere.

In una sala a parte, vengono esposti 15 disegni a carboncino e cera, prodotti dall’artista torinese parallelamente alle maestose sculture in acciaio nel primo periodo degli anni Ottanta. Questo piccolo ma storicamente rilevante gruppo di opere su carta è dotato una ben specifica autonomia che lascia trasparire attraverso la libertà e la sicurezza del gesto come la pratica del disegno sia da considerare per Salvatore Astore, non come subordinata alla pittura ma come forma espressiva di pari importanza.