FRANKO B E NICOLÓ TOMAINI: STITCHING AND UNSTITCHING

Arte, Arti Performative

Via Roma 4, Pieve di Soligo, Tv, 31053, Italia
25/05/2024 - 30/06/2024

La doppia esposizione personale è dedicata alle ricerche di Franko B e Nicolò Tomaini, artisti tra loro assai diversi per età, formazione, tipologia di opere, che tuttavia con i loro lavori trovano un punto di incontro affrontando aspetti assai delicati su alcuni dei temi più con- troversi e contraddittori dell’epoca contemporanea: entrambi infatti focalizzano la loro ricerca su come il corpo vivente sia sempre più sottomesso dagli apparati che lo circondano e ne condizionano l’esi- stenza, come le istituzioni, la famiglia, la morale, la politica, e infine la tecnologia, e segnatamente la tecnologia della comunicazione e del mondo virtuale.
Franko B è del 1960, è pittore, scultore, performer, body artist; in generale i suoi lavori sono immediati e diretti, a volte anche violenti o disturbanti; si è formato nell’ambiente del punk londinese dopo essere uscito da una situazione di vita difficile e pericolosa, dopo avere conosciuto personalmente e fin da bambino la violenza fisica, la sopraffazione, l’imposizione dall’alto, e avere imparato a reagire e lottare colpo su colpo. Le opere in mostra sono tutte piuttosto recen-
ti, realizzate con tecniche profondamente differenti. Vi sono diverse “tele cucite”, sulla cui superficie lasciata grezza sono fissati fili di lana di diversi colori che delineano forme essenziali, o altre in cui
la lana e la tela stessa sono coperte di acrilico nero, in modo che il disegno affiori solo come labile traccia; in esse le forme asciugate al massimo conservano l’espressività del reale che non ha bisogno di mediazioni: sono oppressori, come militari o politici, oppure oppres- si, come corpi feriti o abbandonati, o cadaveri uccisi dalla violenza del sistema, oppure ancora i segni tangibili dell’oppressione, come
i frammenti di edifici civili lesionati da bombe, a volte macchiati da tracce di sangue. Lo stesso tema della dimora ferita ritorna nelle ce- ramiche smaltate; qui l’involucro della casa, lesionata e spesso inva- sa dai suoi stessi frammenti, è anche contenitore, a volte della soffe- renza – quando racchiude sagome di figure umane per le quali ci si interroga se fungano da riparo, protezione o prigione –, a volte della speranza, quando in mezzo alle rovine spuntano piante, arborescen- ze, corpi ancora viventi che cercano di superare la distruzione. E

poi le vecchie valige che attraverso finestre ritagliate nell’involucro esterno mostrano forme simboliche, come croci (simbolo della croce rossa, elemento ricorrente nella poetica di Franko B), o schermi su cui scorrono immagini video o fotografiche, impronte lasciate dalla vita oppure storie vissute, o ancora da vivere. Infine un “rosario”, realizzato con 59 oggetti in ceramica legati tra loro in sequenza con una lunga corda, è lo strumento per una performance in cui l’artista, tirando a sé i vari “grani”, per ognuno di essi pronuncia una frase evocativa: a volte di un fatto storico, di portata generale, a volte di un episodio privato, personale.
Nicolò Tomaini è più giovane almeno di una generazione, classe 1989; anche la sua ricerca utilizza mezzi e linguaggi molto diversi, dalla pittura all’installazione, dall’assemblaggio, alla scultura, al rea- dy-made. Il tema centrale è la costruzione dell’irrealtà, la simulazione prodotta dal controllo della comunicazione attraverso le neo-tecnolo- gie; è il disvelamento dell’espropriazione del senso, il punto di rottu- ra che separa la persona dal proprio essere organico, dal suo stesso apparato vivente, per costringerla ad essere immagine, riproduzione di se stessa. Il corpo non è mai fisicamente presente: è evocato, dato per presupposto, destinatario finale ma impercettibile delle dinamiche alienanti, che sono invece per quanto possibile ritratte in modo addirittura iperrealista; sia nelle più risalenti serie dei carica- menti e dei silicio, realizzati intervenendo su vecchi quadri di manie- ra per fissare la videata della fase di trasformazione (caricamento o cancellazione) che appare sul monitor del computer, che nei silicio
è affiancata a una sezione in cui sono riprodotti i caratteri digitali
del codice sorgente al cui interno sono inseriti gli algoritmi di di- struzione dell’immagine; sia nella più recenti serie dei teatrini, in cui sono assemblate marionette dei pupi siciliani rotte e senza più volto,
affiancate da parti dei codici informatici riprodotte sui pannelli laterali del palcoscenico; e ancora la serie delle luci senza paesaggio, in cui vecchi quadri in parte rotti o cancellati si affiancano alla loro riprodu- zione, dalla quale partono i cavi di un ipotetico collegamento virtua- le, a indicare come la copia, integra ma artificiosa, si sostituisce, concettualmente e materialmente, all’originale compromesso.
Nel catalogo della mostra, disponibile a breve anche online, l’argo- mento è introdotto da una breve sintesi del conflitto tra il corpo viven- te, le istituzioni e la tecnologia nella società contemporanea.