Antonio Corriga, La luce del colore

Arte

eXMà, VIA SAN LUCIFERO, cAGLIARI, CA, 09100, Italia
04/12/2023 - 31/12/2023

Letture, riflessioni, ricordi e poesie abilmente costruite da Ambra Pintore hanno tessuto le trame della memoria che ha animato la creazione della mostra La luce del colore, dedicata ad Antonio Corriga.
Un omaggio all'artista nell'anno che lo avrebbe visto compiere cento anni.
Era nato nel 1923, ad Atzara. È mancato nel 2011.
Pubblico attento, sala colma ben oltre ile aspettative hanno accompagnato i due curatori, Sabina Corriga e Antonello Carboni, nella presentazione dello spirito della mostra che raccoglie i sentimenti più profondi dell'artista atzarese ed oristanese: Antonio Corriga.
Di lui si è ricordato il senso profondo della socialità, della condivisione di esperienze e sentimenti, di amicizia e di fede operaia e politica che lo spingeva a lottare, con la forza anche delle sue proprie armi, l'arte, per un mondo migliore.
Il pubblico lo ha capito e l'arte del Maestro, il suo sentire, sono stati resi ancora più avvicinabili grazie al dialogo fra Ambra Pintore e i curatori.
Una serata affettuosa di ricordi. Una presentazione di una "non mostra" ma di un omaggio semplice e affettuoso all'Uomo, prima che all'artista.
La luce del colore è una raccolta di ricordi. Oltre cinquanta opere, molte mai esposte, di storie intime perché riservate agli affetti più personali, alle donne e uomini che hanno accompagnato Antonio Corriga nel viaggio della sua vita.
Ciascuna opera è una memoria di fatti e circostanze, di impegno sociale, di coerenza e speranza politica per una vita migliore per chiunque. Lo sguardo attento alla vita nel lavoro, all’impegno sociale, alla formazione delle nuove generazioni ed all’impegno che, come docente ed artista, considerava un imperativo civile da assolvere.
Lo scorrere di ciascun lavoro, con i suoi legami, è un’immersione nella temperie culturale del tempo: ricerca identitaria, slancio verso le tendenze del momento, rivendicazioni operaie e piani di rilancio di una Sardegna che abbandona la tradizione in favore di un miraggio industriale, predato e violato come le terre occupate.
Ed ecco, dunque, che le pitture ed i colori si vestono dell’uomo coerente e passionale, amante della sua terra, riservato e gioioso, schivo e irridente verso un mondo che voleva contribuire, con la sua arte, a rendere migliore.
Con questo sentire, Antonio Corriga si confrontava con la materia, con il vissuto da cui traeva ispirazione per le sue opere. Le correnti artistiche del tempo le anticipava, facendole tanto proprie da creare, in ciascuna di loro un narrato di sé.
Per questa ragione, i due curatori, quali figli devoti ed amorevoli, hanno scelto di festeggiare quelli che sarebbe stati i suoi cent’anni, proponendo un Antonio Corriga per la gran parte inedito, certamente unico, perché svelato nell’intimità dei suoi affetti e del suo pensiero. La non mostra, è volutamente una galleria di ricordi dedicata al Maestro, ai suoi amici di sempre, ai suoi allievi, ai compagni di pensiero e sentire, ai legami famigliari. È, insomma, un’esposizione più vicina ad un atto d’amore filiale che ad una mostra celebrativa.
La mostra ed il catalogo sono realizzate con il contributo della Fondazione di Sardegna con la direzione dell'Associazione Culturale Antonio Corriga.

L’opera ed il contesto
Antonio Corriga vive il cuore del periodo di grande slancio delle scuole d’arti applicate. Le vive da docente ma prima ancora, le sperimenta da talentuoso fanciullo curioso, che osservava con attenzione i lavori dei diversi costumbristi che pareva avessero eletto Atzara, nei primi anni del ‘900, quale luogo privilegiato per le loro indagini.
È la Sardegna della Deledda, di Lawrence, dei viaggiatori europei. È un’isola quasi esotica. Non è lontana come l’Africa o le Indie. Non è austera come la Sicilia. È nel cuore del Mediterraneo e i piroscafi la raggiungono con controllata facilità. Si visita come meta alternativa al Gran Tour. È un’isola che incuriosisce. I contrasti sono forti fra città e campagna. È lo scenario perfetto per affascinare ed ispirare viaggiatori ed artisti. Anche solo un viaggio di pochi giorni mette a disposizione squarci di un mondo parallelo che conosce il modernismo e lo ignora, forse pago di sé. Ciò che traspare sono scenografie collettive fatte di processioni, viae crucis, abiti colorati o tutti neri e camice bianche, di colline e di villaggi di comunità che si lasciano osservare. I colori conquistano pagine di letteratura e poesia come le ceramiche, le sculture e pitture.
È l’autentico e caparbio mondo della Sardegna. Quello che a Stoccolma premieranno nei racconti della Deledda. I nomi che lavorano, negli anni fra le guerre mondiali, fanno la differenza e segnano la strada di tanta parte dell’arte isolana: Ciusa, Biasi, Figari, Melis, fra i tanti. Gli artisti partecipano a Biennali e Mostre internazionali. Viaggiano e vivono ora a Milano ora a Firenze o Venezia. Dei luoghi, delle scuole d’arte, delle Accademie, ciascuno riporta a casa una propria interpretazione del mondo che ruota intorno alla Sardegna.
Ciascuno ottempera ai mandati di nuove committenze che si affiancano alle tradizionali, sempre più rare. Le basi le foggiano in Sardegna. La scuola d’arte di Sassari, forse più che di Cagliari e Oristano, è un’incubatrice di giovani talenti divenuti maestri, che segneranno profondamente la strada artistica del Novecento sardo.
Antonio Corriga nasce nel 1923. Frequenta le elementari quando è notato, in Atzara, da Filippo Figari. Vince, con un suo dipinto, una borsa di studio che lo porterà a Sassari nel 1937. Ha quattordici anni quando incontra, alla scuola d’arte sassarese, Pietro Mele, Libero Meledina, Costantino Spada e Salvatore Fara.
La vita sassarese è di grande stimolo. Corriga continua a studiare. Si trasferisce a Firenze. Sono gli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. È operaio decoratore forse alla manifattura Cantagalli. Conosce e frequenta i corsi di Felice Carena, stringe amicizia con Silvio Loffredo con cui va anche a Salisburgo e Kokoschka.
Ma casa è casa e ad Atzara ritrova il suo riferimento: Richard Scheurlen. È questo il mondo che Antonio Corriga prediligerà sino alla fine: sobrio, misurato e fervente nel quale tutto può essere ritrovato, se si sa guardare. Il colore diventa lo strumento di lavoro principe. È il contrasto dei colori che dispone le forme. La luce ed i colori comandano. È la loro armonia che conferisce forme e prospettive
È un racconto storico: rappresenta, prudente ed appassionato, ciò che conosce nell’intimo. È conoscenza profonda e matura di un saggio che sorride sornione alla vita di cui ricorda e rivive ogni guizzo, ogni entusiasmo e passione. Nulla è mai spento. Solo vissuto e amato.
Trovano così forma i volti amici e l’impegno civile, la tradizione e le feste. Le ceramiche accarezzano i ricordi e richiamano la memoria, ma sono altro. Sono sue come suo, del Maestro, sono tutte scene cantate con inguaribile romanticismo, con gentilezza viva. Nessuna titubanza. Tanta coerenza e coscienza civile, vigile ed impegnata, delusa talvolta, ma mai senza speranza di un giusto possibile. Di una realtà vera e nuova di cui riappropriarsi con entusiasmo e leggerezza.
L’artista
Antonio Corriga nasce ad Atzara il 21 marzo 1923. Nel 1936, Filippo Figari, alla scoperta di quei luoghi tanto amati dai costumbristi spagnoli Chicarro e Ortiz, lo invita a frequentare l’Istituto D’Arte di Sassari da lui allora diretto. Fondamentale fu per il giovane Corriga il carisma di Richard Scheurlen, pittore impressionista tedesco, giunto negli stessi anni nel piccolo centro del Mandrolisai alla ricerca di colori e tradizioni altrove perduti. Nel 1942, prosegue gli studi a Firenze dove ha come maestro di pittura Primo Conti. Il ritorno in Sardegna nel ‘48 gli consente l’avvio di una lunghissima avventura nell’arte, che spazia dalla pittura alla ceramica, all’incisione. Diviene insegnante di ceramica alla Scuola Professionale di Oristano, diretta da Vincenzo Urbani. Numerosi sono i riconoscimenti già in quegli anni e le grandi opere pittoriche come la Pala d’Altare della Chiesa di San Sebastiano a Oristano del 1956. Tra i temi trattati emergono alcune costanti, come quello del folclore e quello sacro delle processioni. Ma Corriga è molto sensibile alle dinamiche e alle ingiustizie sociali che lo portano a realizzare splendide opere a tema politico, come I funerali di un socialista e Il capraro di Ottana. Nel 1966 viene chiamato a presiedere l’ISOLA dove Corriga, coadiuvato da Mauro Manca e Ubaldo Badas, fa valere la sua competenza riuscendo ad esaltare standard qualitativi ed innovativi, creando i Centri Pilota, fucina di opere artistiche di altissimo livello. Sono anni di intenso lavoro anche personale, che lo porteranno alla realizzazione di opere importanti e alla grande fama: citiamo i pannelli decorativi per il Consiglio Provinciale di Oristano, i dipinti per i Municipi di Oliena o Arborea, le grandi opere per le sedi del Banco di Sardegna di Cagliari e Sassari. Corriga viene chiamato a realizzare importanti opere sacre, di cui ricordiamo: la Crocefissione a Fonni, la Via Crucis a Gavoi, la Pala di San Francesco e il Trittico dei tre beati a Nuoro. Già anziano realizza la grande Pala d’Altare per la Basilica di Bonaria a Cagliari.
Grazie al suo impegno, viene creato ad Atzara il Museo Ortiz, segno tangibile del passato d’arte che connota il paese. Muore il 16 dicembre 2011 a Oristano.