Cromostasi. Abel Herrero
Arte
CAOS Centro Arti Opificio Siri , Viale Luigi Campofregoso, 98, TERNI, TR, 05100, Italia
05/10/2018 - 20/10/2018
Umbria Green Festival presenta la mostra Cromostasi dell’artista Abel Herrero a cura di Andrea Cortellessa, saggista e storico della letteratura che estende la sua indagine nelle diverse discipline artistiche. "Non data a oggi la scelta tendenzialmente monocromatica di Abel Herrero. Nel suo ideario simbolico, questo tipo di viraggio prende il nome di saturazione – il termine tecnico col quale, per esempio in fotografia, si misura l’intensità di una tonalità di colore: la quale, se spinta al massimo, riempie di sé l’immagine appunto saturandola – e rinvia, anziché a una qualche idea di pienezza, a una stimmung di sottrazione. Cosa si perda, cosa venga sottratto, lo dice il titolo di questa e altre serie nelle quali protagonista è l’icona animale (fra le non comuni partecipazioni di Herrero a mostre collettive, si ricorda quella a Pagine di un bestiario fantastico, alla Galleria Civica di Modena nel 2010): nella parola che l’artista ha inventato per designare questo tipo di ricerca, infatti, il colore (chroma) immobilizza il tempo (chronos) ed evidenzia, così, la loro relazione segreta. Una parentela che però, per Herrero, è sede di un conflitto: di una dialettica non ricomposta. E se per sua natura l’animale – nel suo etimo stavolta latino – porta in sé la traccia di una vita che si traduce in movimento, lo spirito che ci anima ci colloca altresì in un tempo che è, nella stessa misura, mobile. La stasi ostentata dagli animali di Herrero, invece, non si deve solo al loro obbligato fissarsi nell’immagine pittorica: nessun artificio compositivo tradizionale, per ovviare all’immobilità connaturata al medium, viene tentato dall’artista che, viceversa, intende l’icona proprio quale distorsione del continuum che il tempo piega o, forse, nega alla radice. Viene da pensare agli studi di animali di Albrecht Dürer, alla Testa di capriolo che aliena ci fissa da cinque secoli, per immaginare una simile visione di alterità radicale che l’arte impassibile scopre nel ricettacolo più intimo di quel regno, la Natura, che ingenui crediamo ci appartenga – e che, invece, sempre ci si nega."
Andrea Cortellessa