Domenico Vantini 1764-1821
Arte
Via Tosio 12, Ateneo di Brescia - Palazzo Tosio, Brescia, Italia, 25121, Italia
06/09/2025 - 16/11/2025
Protagonista di primo piano della Brescia neoclassica, tra età rivoluzionaria e Restaurazione, Domenico Vantini (1764-1821), entrato in giovanissima età nell’Accademia del Nudo fondata a Brescia dal salodiano Santo Cattaneo, degno rappresentante delle tradizioni pittoriche settecentesche veneta e bolognese, e quindi perfezionatosi, nei primi anni ’80, alla scuola di disegno e di pittura della Reale Accademia Virgiliana di Mantova diretta dal cremonese Giuseppe Bottani, improntata a un temperato neoclassicismo di ascendenza romana, nel corso della sua parabola esistenziale fu soprattutto pittore, ma anche antiquario, esperto di restauro, impresario edile, raffinato collezionista, apprezzato conoscitore di architettura, di archeologia, di arte antica e moderna, e, in quanto tale, responsabile, nel 1798, dell’inventario delle più importanti opere d’arte di proprietà pubblica esistenti a Brescia, della raccolta dei quadri esistenti nelle chiese e negli oratori soppressi, e del recupero dei “monumenti di antichità” dispersi in diversi luoghi della città, destinati alla formazione di un “Museo lapidario”, primo nucleo del futuro “Museo Patrio”. I suoi contemporanei concordavano nel riconoscere le indubbie capacità di questo artista geniale ed eclettico, in particolare quale ritrattista, sia “in grande” che “in miniatura”, lamentando nel contempo che qualora si fosse dedicato con costanza alla pittura, anziché coltivare i più svariati interessi, «tocco avrebbe di maggior fama» (Francesco Gambara, 1840). In rapporti di amicizia e di stima con importanti personalità italiane del suo tempo (basti citare i nomi di Giovanni Battista Bodoni, Giuseppe Bossi, Antonio Canova, Giacomo Carrara, Leopoldo Cicognara, Teodoro Correr, Ugo Foscolo), Domenico Vantini nel corso dell’ultimo decennio della propria esistenza conseguì prestigiosi riconoscimenti, venendo nominato socio corrispondente dell’Accademia delle Belle Arti di Milano (1813), socio attivo dell’Ateneo di Brescia (1814) e socio onorario della Prima Classe delle Arti del Disegno dell'Accademia di Belle Arti di Firenze (1819). È nella sua veste di socio dell’Ateneo di Brescia che Domenico Vantini, il 17 luglio del 1814, donava il ritratto di Antonio Canova, a sua volta divenuto socio onorario in quello stesso anno, esortando l’Ateneo a dotarsi di una quadreria di effigi di personaggi illustri della cultura cittadina, dando così inizio a una consuetudine che nel giro di pochi anni portò alla realizzazione di una ricca galleria di ritratti ideali. Per questa serie di effigi «de’ grandi ingegni, che, od onorano l’età nostra, o che la nostra patria illustrarono con le opere loro» (lettera di Domenico Vantini all’Ateneo di Brescia, 17 luglio 1814), destinate a essere esposte «nelle sale sacre agli studi delle arti, delle scienze, e di ogni amena letteratura» (ivi), Vantini realizzò altre due opere: il ritratto del celebre agronomo Agostino Gallo, da lui donato il 7 luglio 1816, e il ritratto del conte Giammaria Mazzuchelli, pioniere della biografia letteraria italiana, donato il 27 gennaio 1819 dal figlio dell’effigiato. La mostra, organizzata in occasione della pubblicazione della prima monografia dedicata a Domenico Vantini (Ateneo di Brescia - Scripta edizioni), frutto di ricerche e di studi condotti nell’arco di un trentennio da Bernardo Falconi e Anna Maria Zuccotti, presenta una ventina di opere di diversa tipologia (dipinti a olio su tela, su tavola e su rame, acquerelli e miniature su avorio), scalate cronologicamente nell’arco di un venticinquennio, tra il 1794 e il 1819, che bene testimoniano la parabola artistica di un autore non prolifico ma capace di risultati eccellenti, soprattutto nel campo della ritrattistica.