EXPERIMENTUM CRUCIS
Arte
Via Giuseppe Garibaldi 1 , Noto , Siracusa , 96017, Italia
28/07/2024 - 31/12/2024
RASSEGNA INTERNAZIONALE DI ARTE CONTEMPORANEA MULTIMEDIALE
a cura di Rosa Anna Musumeci
. La sentenza di Blake data dal XVIII secolo, ma coglie in pieno lo spirito delle opere del XXI di Experimentum Crucis 2024. Una rassegna in contrasto con tutte le incurie, discriminazioni, devastazioni che tormentano uomini, animali, mondo inanimato. A cominciare dalla transomofobia e dai diversamente abili, passando per le , poi alla terra stessa, dai vulcani al mare. nomi di Stefano Cagol, Tiziana Cera Rosco, Venia Dimitrakopoulou, Eva Frapiccini, Giovanni Gaggia, Alice Grassi, Claudio Maccari, Elena Mazzi e Sara Tirelli, Mattia Ozzy B., Isabella Pers, Tiziana Pers, Miha Strukelj, Adam Vačkár, sono esplicitamente associati ai conflitti fra uomini o fra uomini e natura (la natura del proprio corpo per Cera Rosco), con metafore e allegorie trasparenti quanto potenti, inquadrate da un linguaggio formalmente parsimonioso, privo di declamazioni e ridondanze e perciò esatto, rigoroso. In controcanto, gli inviti di Michele Spadaro ad ascoltare la voce dell’Etna, di Maura Biava, Francesco Voltolina, Jingyun Wang all’integrazione con la natura (per suono, immagini, poesia visiva) e di Francesca Grilli a riconoscere la bellezza di un handicap che il suo racconto rovescia in forza guaritrice, salvifica. Ma gli uomini sono in lotta, e in cerca di conciliazione, anche con se stessi, e uno sguardo interiore riflessivo o critico, quando non un’angoscia antropologica, viene da altri: Priscilla Beccari, Alessandro Costanzo, Lior Gal, Gianluca Lombardo, Maurizio Pometti, Simone Tunbridge. Seguono le prospettive ironiche, drammatiche e chiaroveggenti, di Younes Baba-Ali e Matteo Attruia, autoironiche in Antonio Guiotto, più composite in Davide Bramante e Gianluca Capozzi, che sovrappongono pittura, fotografia, scultura. E mentre Sasha Vinci disumanizza il nutrimento più accessibile all’uomo, Gianfranco Anastasio, Francesco Balsamo, Leopoldo Mazzoleni e i Void studiano quasi sperimentalmente la risposta imprevedibile, e la sorpresa conseguente, che può nascere dalla giustapposizione o dal mescolamento di elementi eterogenei naturali o no, dai quali si attende una sintesi inusualmente poetica, visiva o (nel caso dei Void) sonora. Infine, la critica più apertamente politica, anti-istituzionale di Claudio Marini e Daniele Pario Perra,
o valoriale, nell’identificazione di Paolo Angelosanto dell’umano con il divino. E anarchica nel rifiuto di ogni forma di rappresentazione di Pietro Fortuna. Tanto basta per capire non solo la vastità degli spazi della creazione artistica, ma le sue differenziazioni, peraltro non solo tematiche, ma anche di media espressivi (pittura, scultura, installazione, fotografia, video, computer, suono, performance, and what next?). Di sicuro, quindi, il prodotto artistico non corre rischi di standardizzazione o quantomeno ai rischi oppone la resistenza dei nomi propri dei suoi uomini e donne ai nomi collettivi delle categorie, delle classi, dei generi, che sono le chiavi di volta della conoscenza scientifica. Anche se si fosse d’accordo (e non lo si è) che in fondo dire arte vuol dire rappresentazione, il minimo denominatore comune è illusorio perché si può rappresentare l’impossibilità della rappresentazione (come Fortuna) accanto a rappresentazioni quasi-descrittive, materiche, astratte, oniriche, virtuali. Ma l’errore è prendere questo per confusione, quando si tratta invece di complessità, una complessità alla quale gli artisti non voltano le spalle, nell’illusione che semplificare significhi ordinare, e quindi comprendere. All’usuale convenzione, essi oppongono l’ambizione di afferrare la complessità con l’integrità, cioè dicendo sul mondo la verità, tutta la verità, che è in loro. E proprio in questo tutti gli itinerari si compongono in unità, ordine e intelligenza, pur senza rinunciare a distinte identità.