F**king Change, così giusto, così sbagliato

Arte

Foro Boario, Piazza Giorgio Luigi Pintus , Oristano, OR, 09170, Italia
05/07/2024 - 30/09/2024

L’evento espositivo, dal titolo apparentemente provocatorio e irriverente, si caratterizza, viceversa, per una lettura trasversale e problematica del tema attraverso lo sguardo critico e sfuggente dell’arte contemporanea capace, nel confronto col dato di realtà, di far emergere fluidità individuali e comunità metamorfiche per le quali e nelle quali il concetto stesso di “cambiamento” è polisemico, cangiante e ambiguo, talvolta inquietante, con una variabile non di poco conto: che uno lo voglia o no, è inarrestabile.
L’arte stessa è cambiamento e gli artisti divengono sempre più “agenti e catalizzatori di cambiamento”, si fanno portavoce di nuove istanze, sfidano pregiudizi e pongono alla berlina stereotipi e luoghi comuni. Cassandre inascoltate di una contemporaneità in continua ridefinizione, conducono un’azione di disturbo e di interferenza, raccontando e facendo emergere il non detto e, talvolta, l’indicibile di quel cambiamento non necessariamente positivo, ma sfida individuale in cui, i concetti di bene e male risiedono, per usare un termine più onnicomprensivo, nei principi etici di ognuno di noi.
Un destabilizzante F**king change in cui la parola fucking, alla stessa stregua di cambiamento, può assumere vari significati a seconda di ciò che si vuole implicare o censurare: vocabolo sconcio che impone asterischi, intercalare che gli americani usano come rafforzativo o, semplicemente, espletivo con la mera funzione di dare ritmo e forza allocutoria all'enunciato.
Un cambiamento che nell'arte si manifesta, di volta in volta, nelle sue mutevoli sembianze, ora come riflesso di infinito e di armonia, ora come riverbero di labirinti inquieti e cupi, ma sempre in forma di moto perpetuo, così giusto e, allo stesso tempo, così sbagliato, ineluttabile e inarrestabile appunto, che possiamo ostacolare o percepire come alleato, assecondandone la sua straordinaria forza propulsiva.
Agli artisti in mostra, figure di primissimo piano del panorama isolano, nazionale e internazionale, il compito, dunque, di rapportarsi alla realtà del quotidiano senza perdere di vista la specificità che separa l’arte dalla vita e senza trasformare la prima in sociologia spicciola o in semplice documentazione dell’esistente. Non una mera mimesi dei fatti, ma la narrazione di quelle zone d’ombra presenti sia nella quotidianità sia nello stesso prodotto artistico, per sua stessa natura mai appagato, mai omologato e mai pacificato.

La mostra, che rimarrà aperta fino a tutto settembre, presenta oltre settanta opere pittoriche, plastiche, multimediali, fotografiche, performative e installative con ben trentadue artisti di primissimo piano del panorama isolano, nazionale e internazionale: Marina Abramović, Silvia Argiolas, John Baldessari, Matteo Basilé, Peter Belyi, Yannis Bournias, Riccardo Camboni, Roberto Chessa, Mattia Enna, Weng Fen, Franko B, Doze Green, Ximena Garrido-Lecca, Dario Ghibaudo, Robert Gligorov, Nan Goldin, Damien Hirst, Roberto Sebastián Matta, Tonino Mattu, Silvia Mei, Gianni Nieddu, Hermann Nitsch, Erwin Olaf, Orlan, Martin Parr, Pastorello, Giuliano Plorutti, Roberto Pugliese, Giuliano Sale, Josephine Sassu, Sandy Skoglund, The Blue Noses.

Una mostra dal respiro internazionale, dunque, resa possibile grazie alla lungimiranza e alla generosità della Collezione Ogham – Antonio Manca, che già in passato ha collaborato col festival Dromos e con la Pinacoteca Comunale "Carlo Contini" di Oristano e alla disponibilità e alla sensibilità del collezionista Giuseppe Demara.