La Fine di un mondo, Lo sguardo di sei fotografi sul il terremoto in Turchia e Siria in mostra a Lecce presso la Lavanderia Jefferson di Lecce
Arte, Fotografia
Via Pappacoda 6/8, Lecce, LE, 73100, Italia
31/07/2023 - 07/08/2023
All’alba del 6 febbraio 2023, due devastanti scosse di terremoto hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale. In Turchia si sono registrate più di 50000 vittime in 11 province del paese su una superficie di 700 km quadrati, abitata da circa 13,5 milioni di persone, dei quali 4,6 bambini. Alle prime scosse con epicentro nelle città di Gaziantep e Kahramanmaras, sono seguite numerose repliche, la più forte di magnitudo 7.6 che ha fatto tremare l’intera regione. In pochi secondi, più di mezzo milione di abitazioni si sono tramutate in 200 milioni di tonnellate di macerie.
A distanza di mesi, sono più di due milioni le persone sfollate, costrette a vivere in tende e prefabbricati; mentre si stima che altri tre milioni abbiano abbandonato l’area. Un evento di dimensioni epocali, che ha lasciato il segno nella vita di milioni di persone e tracciato un solco nella storia del paese.
Per raccontare la portata di questo evento è nata l’idea di una mostra partecipata che attraverso gli scatti di sei fotografi, prova a restituire la dimensione, spaziale e temporale, del disastro. Una dimensione tale da rendere necessaria una testimonianza collettiva, un insieme di sguardi e punti di vista. Ognuno dei sei fotografi si è recato sul luogo del sisma nelle ore e nei giorni successivi al dramma e ha documentato luoghi e momenti diversi. Dalle fotografie scattate nelle primissime ore dei soccorsi che testimoniano la corsa contro il tempo per salvare vite fino a quelle che raccontano le difficoltà della popolazione costretta a trovare rifugio nelle tendopoli allestire. Attraverso questa piccola selezione di foto, ogni fotografo propone una diversa prospettiva, storia o narrazione di quei giorni drammatici, senza però tralasciare il racconto della speranza e della tenacia del popolo. Perché la fine di un mondo coincide inevitabilmente con un nuovo inizio.
L’iniziativa nasce con l’intento di raccontare il terremoto del 6 Febbraio 2023 attraverso lo sguardo di due persone, Una dimensione tale da rendere impossibile per un solo fotografo o giornalista o operatore umanitario essere testimone della catastrofe naturale nella propria interezza.
Ognuno si trovava in un determinato luogo, in un determinato giorno, una determinata fase della tragedia e di conseguenza tutti sono stati testimoni di storie diverse in luoghi diversi in momenti diversi. La mostra e’ stata organizzata da Giuseppe Didonna, giornalista dell’agenzia di stampa Agi che ha trascorsi 17 giorni nelle aree colpite e Chiara Grazia Valenzano, impegnata nell’area in progetti di carattere umanitario.
Curatori Aurelia Leone e Luca Moccia. Obiettivo finale dell’incontro è infatti raccogliere fondi per il progetto Run For Turkey, che si propone di dare un contributo concreto e venire incontro alle necessità degli abitanti dei villaggi di montagna dell’area colpita. In base alla somma raccolta l’obiettivo è quello di aiutare la gente dei villaggi di Zey e Incirli, rispettivamente nelle province di Adiyaman e Hatay, Villaggi isolati, ultimi nella lista della ricostruzione, dove però le necessità non attendono e la vita deve continuare. La raccolta fondi si pone come obiettivo in primo luogo l’acquisto di materiale per la ricostruzione di strutture di uso comune (stalle), mentre negli ultimi giorni, con i soldi raccolti è stato acquistato un container scuola che può contenere fino a quattro classi contemporaneamente.
Fotografi coinvolti
Emanuele Satolli: Dopo aver frequentato la scuola di giornalismo di Torino si specializza in fotogiornalismo. Frequente collaboratore della rivista TIME, da diversi anni lavora in Medio Oriente dove è stato testimone di eventi come la liberazione di Mosul dall’ISIS, la caduta dello Stato Islamico a Raqqa e le proteste nella striscia di Gaza del 2018. Attualmente sta lavorando in Ucraina per il Wall Street Journal, documentando le conseguenze della guerra sulla popolazione. I suoi reportage sono stati pubblicati in riviste quali TIME, The NEW YORKER, WALL STREET JOURNAL, THE WASHINGTON POST, WIRED, Al JAZEERA, CNN, INTERNAZIONALE, ROLLING STONE, CORRIERE DELLA SERA e LA REPUBBLICA.
Kemal Aslan : Dal 2005 ha partecipato a diverse esposizioni internazionali e ottenuto diversi riconoscimenti. Dal 2015 lavora come fotoreporter per l’agenzia di stampa Reuters, per cui segue le vicende della Turchia e del Medio Oriente. E’ anche docente di fotogiornalismo presso l’università Yeditepe di Istanbul.
Ugur Yildirim : Fotogiornalista di origini kurde ha seguito i conflitti in Siria, Caucaso, Myanmar, Iraq e Ucraina. Dal 2023 è entrato a far parte del quotidiano Millyet per cui continua a seguire il conflitto in Ucraina. Nel 2021 ha vinto il premio “foto dell’anno”, assegnato dall’associazione dei reporter di Turchia.
Italo Rondinella : fotografo, giornalista e film maker italiano, vive e lavora a Istanbul. Nel corso degli ultimi 15 anni ha collaborato con diversi media, organizzazioni internazionali e istituzioni culturali. Tra queste l’UNHCR, l’Unione Europea, la fondazione biennale di Venezia e l’ufficio di corrispondenza della RAI per la Turchia e L’Europa sud orientale. Da diversi anni collabora con la RSI, la Radio televisione svizzera di lingua italiana.
Giuseppe Didonna : dopo aver conseguito una laurea in Giurisprudenza diventa Dottore di Ricerca in Diritto dei paesi islamici svolgendo gran parte della ricerca tesi in Turchia dove rimane a lavorare per tre anni presso la sede di corrispondenza RAI, prima di iniziare del 2015 a seguire le vicende del paese per conto dell’agenzia Giornalistica AGI. Ha scritto per Huffington Post, Reset e Limes.
Unal Cam : Fotogiornalista turco e laureato presso la facoltà di comunicazione alla Selcuk University di Istanbul, dal 2011 lavora per il quotidiano turco Milliyet come fotogiornalista e inviato in aree di guerra, crisi umanitarie, disastri naturali. Ha seguito i conflitti in Siria, Iraq e Azerbaijian.