L’ARTE DELL’ANALFABETISMO

Arte

via XX Settembre, 1, Ponzano Romano, Roma, 00060, Italia
24/10/2020 - 08/11/2020

L’ARTE DELL’ ANALFABETISMO
A cura di Gianni Garrera
Museo Comunale - Palazzo Liberati
Ponzano Romano
Dal 24 ottobre al 8 Novembre 2030
Lavori di:
Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Maria Bellante
Luciano Caruso, Bob Cobbing, Antonio Del Donno, Maria Lai
Riccardo Licata, Arrigo Lora Totino, Maurizio Osti
Achille Pace, Giustina Prestento, Rodolfo Vitone
L’ARTE DELL’ANALFABETISMO è dedicata al complicato connubio tra lettera e disegno. Le opere in mostra rinviano a un abbecedario stentato, dove le lettere o le sillabe non riescono a comporsi e a imporsi come parola e a generare un messaggio, ma coesistono semi-analfabeticamente con il disegno o sono esse stesse disegno. L’esposizione indaga questo campo di attrito fra la lettera e il disegno, il loro conflitto sulla carta a discapito della comunicazione. Se la più chiara e distinta rivelazione è la parola, la pittura in questi lavori oppone resistenza all’espressione della parola e alla proclamazione eloquente della verità o alla comoda efficacia del messaggio. Pur accogliendo la lettera nella propria trama, l’artista preferisce che siano il disegno
e lo scarabocchio a prevalere. Anzi, l’analfabetismo resta la garanzia dell’aurora del dipinto. Pertanto la ricerca è dedicata a questo difficile incontro tra la parola e la pittura, in vista di una sorta di apologia dell’analfabetismo come condizione ideale dell’arte. Si rivela una posizione scettica nei confronti della comunicazione verbale
(pop, concettuale o relazionale che sia). La pittura implica ogni volta per il pittore l’esercizio di disimparare a scrivere, di dimenticare la funzione dell’alfabeto, per inseguire l’utopia dell’analfabetismo di ritorno, affinché un sottosviluppo diventi uno sviluppo estetico. Ecco, allora, la degenerazione della scrittura, la perdita del suo
codice, la rinuncia alla mediazione delle lettere oppure l’uso della lettera inscritta nella decorazione, il riconoscere il carattere non originario della scrittura rispetto alla pittura. La pittura nega la parola. Gli artisti
esposti hanno tentato di far abitare la lettera nella pittura, affrontando quest’incompatibilità. Il perfetto pittore
rinuncia all’uso della parola e della grammatica (la parola è una tentazione o una debolezza in pittura) per far posto all’imitazione della Natura, che non parla. La pittura richiede la serietà animale di essere analfabeti e di non ricorrere alla parola. Questa è l’unica garanzia che assicuri l’esistenza di un risultato pittorico, poiché il
ritrarsi della parola crea lo spazio che consente l’esistenza di qualche cosa che non si identifichi minimamente con la parola. L’analfabetismo costituisce la precondizione della creazione del dipinto. Affinché una realtà pittorica possa emergere, ogni parola si deve ritirare. Il dipinto è chiamato a modellarsi sul regresso di questa rinuncia. Altrimenti, il minimo dominio del significato negherebbe la pittura. Per la pittura il mondo non è un discorso, né l’arte è un momento della lingua. La pittura consente di essere umani senza l’obbligo di possedere il linguaggio, permette di tornare analfabeti. In questo senso tornare bambini per entrare nel regno della pittura inizia con il tornare analfabeti.