Meraviglie dai Parafernalia della Contessa V.G. VII^
Arte, Design, Altro
Villa Gina, via Paolo Bassi 6, Trezzo sull'Adda, Bg, 20056, Italia
11/11/2023 - 17/12/2023
Meraviglie dai Parafernalia della Contessa V.G. VIIa è il titolo del progetto espositivo di Marco Mapelli e Lorenzo Manenti ospitato presso le sale di Villa Gina con la collaborazione del Parco Adda Nord. La mostra è parte degli eventi in programma per il quarantesimo anniversario sua della fondazione.
Il progetto si sviluppa principalmente attorno a una serie di opere realizzate con l’utilizzo di tappi di bottiglia in plastica, con i quali vengono create delle installazioni a pavimento simili a mosaici antichi che riprendono, nel loro impianto iconografico, un ricco repertorio di segni e simboli derivati della storia delle arti visive. Ogni tappo, organizzato secondo certi criteri assieme agli altri, è come una tessera del mosaico. Partendo dalle decorazioni delle ville di epoca romana e degli edifici di culto medievali, si attraversano riferimenti al rinascimento e alla cultura mediorientale fino a toccare gli estremi formali del design a noi più vicini. Mapelli e Manenti in questo modo intendono porre in comunicazione tutti questi elementi, riproponendo quasi come in un viaggio archeologico tra le epoche, soluzioni note accostate ad invenzioni insolite, tradotte e risolte con l’uso di materiali marginali dal valore economico minimo, dei rifiuti appunto. L’intervento espositivo è inscritto in una più ampia gamma di opere realizzate dai due artisti nelle quali i materiali la cui funzione è stata consumata dall’uso, come la plastica delle bottiglie, il legno riciclato, la stoffa dismessa, il cartone, condividono alla base il loro status di rifiuti i quali vengono successivamente rivestiti da un senso diverso, sbloccandone un certo potenziale creativo e dando così il via ad un processo di trasformazione in opera, che, inserita in un contesto diverso, li rende oggetti preziosi, quasi degli inestimabili reperti storici. Questi materiali di scarto possono anche farsi carico di ulteriori significati, sfociando in riflessioni che integrano il discorso artistico con l’economia, l’ecologia, il consumo sostenibile e così via. Ogni opera dialoga con molteplici fattori e livelli di lettura ponendosi come pretesto a nuove interazioni tra i sensi. Queste pratiche adottate da Mapelli e Manenti sono in linea con alcune delle ricerche artistiche contemporanee alle quali si aggiunge anche un forte fattore relazionale con il pubblico, dove il coinvolgimento delle persone nella raccolta dei tappi è determinante. La totalità dei tappi e di conseguenza la possibilità di creare nuove installazioni, cresce in relazione alla partecipazione delle persone che si impegnano a trattenere questi piccoli pezzi di plastica destinandoli ai progetti futuri. Gli allestimenti, risultato di una profonda riflessione sull’architettura e sulla natura stessa del dispositivo mostra, seguono e valorizzano le specificità spaziali, storiche e culturali degli ambienti che li ospitano.
Nel caso di Villa Gina, viene proposta una configurazione particolare, mutuata dalla cosiddetta wunderkammer ovvero un complesso di ambienti adibiti alla conservazione e all’esibizione di collezioni di oggetti curiosi. Diffuse nei secoli della conquista dei nuovi mondi extra-europei, delle rivoluzioni e delle enciclopedie in cui la conoscenza alchemica diventava pian piano scientifica, erano pensate come dei proto musei atti a stupire gli ospiti di corte attraverso centinaia di oggetti capaci di racchiudere nel loro microcosmo la totalità dell’universo ma anche, in qualche modo, di rappresentare un ritratto psicologico del proprietario. La selezione che viene presentata a Villa Gina è parte di una più ampia raccolta ricevuta in dote da una nobildonna francese, figlia di un archeologo vissuto in età napoleonica, che conta nel suo inventario alcuni oggetti che hanno avuto uno stretto legame con la villa e con il territorio circostante. Meraviglie dai Parafernalia della Contessa V.G. VIIa è una mostra che mette in discussione sé stessa, in cui il profilo delle opere, i significati e le relazioni tra esse e lo spettatore non si condensano, restando in una sospensione dove ogni elemento che la compone è vero, ma anche il contrario.
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Marco Mapelli (n. 1982) e Lorenzo Manenti (n. 1978) condividono un percorso di studi simile, prima al LAS di Bergamo e in seguito all'Accademia di Brera. Dal 2013 partecipano a progetti espositivi comuni e dal 2019 collaborano all'organizzazione di una serie di mostre nelle quali uniscono i loro percorsi di ricerca individuali ridefinendo di volta in volta, attorno a un nucleo di tematiche costanti, i termini e le modalità del loro operato.