Mostra collettiva

Arte

MAGAZZINI DEL SALE, SIENA, SI, 53100, Italia
15/07/2022 - 15/09/2022

Nel contesto della contemporaneità e dei suoi molteplici aspetti riguardanti i vari assi culturali, l’espressione artistica appare sempre tra le forme più complesse da analizzare.
La riflessione consapevole sull’evoluzione dei tempi, sull’incidenza del passato, sulla creatività e sull’ innovazione costituisce l’obiettivo fondante degli artisti dei quali andiamo a trattare. Aspetto peculiare del loro lavoro, che appare il più delle volte sorprendentemente nuovo, è la consuetudine all’analisi del presente attraverso stimoli e riflessioni che superano qualsiasi confine precostituito, dando origine a risultati necessariamente provocatori.
Un universo creativo alquanto diversificato che rifugge dai particolarismi e da stigmatizzazioni, nel quale il loro percorso, più o meno innovativo, è da intendere come un iter operativo - culturale, strutturato mediante la fusione di elementi eterogenei, procedure tradizionali e sperimentali in un clima di continuità e rinnovamento.
Il notevole contributo dato da Mauro Manca a partire dagli anni Sessanta all’arte contemporanea in Sardegna, con notevoli riflessi in campo nazionale, ha segnato le prime esperienze di alcuni di loro riguardo alla rivalutazione della storia in senso critico, in un’abile mediazione tra la visione del presente e le forme artistiche contestuali. Loro oggi, interpretano il nostro tempo attraverso l’evoluzione di una rigorosa ma libera espressione e valorizzano la sostanza estetica della propria opera, superando con evidedente autonomia espressiva le categorie convenzionali delle forme artistiche legate alla tradizione. Nella dimensione autentica delle singole personalità, si assiste da parecchi anni a un’evoluzione sperimentale impostata sulla ricerca estetica mediante differenti processi. Mentre permane, come substrato, il rigore della formazione progettuale, emerge con altrettanta evidenza l’innesto di una contemporaneità non ancora codificata, grazie alla quale ognuno di loro esprime al meglio la propria dimensione culturale.
L’obiettivo è quello di creare un’espressione artistica flessibile e permeabile a suggestioni nuove che, nel moltiplicarsi di esperienze, possano forgiare immagini inedite, rigorosamente personali, connessioni coerenti tra forme e contenuti nei diversi campi espressivi, attraverso ibridazioni, tecniche inconsuete, rinascenti sperimentazioni rigorosamente compiute. Il determinarsi di tale evoluzione nasce da un processo creativo mai interrotto dagli anni Sessanta ad oggi. L’ampio dibattito culturale aperto da Mauro Manca a Sassari doveva certamente smuovere gli animi, aprendo un varco ben oltre l’accademismo e le scelte identitarie degli artisti sardi. E’ pur vero che la Scuola Sarda, di cui facevano parte i nostri incisori. si avvaleva di notevoli personalità, basti pensare ad artisti ampiamente storicizzati e sempre coinvolti in contesti nazionali e internazionali, come Giuseppe Biasi, Felice Melis Marini, Mario Delitala e Stanis Dessy, solo per citarne alcuni. Si rendeva tuttavia necessaria un’azione consapevole riguardo a una verifica storica del settore artistico che potesse, in modo propositivo e dialettico, ribaltare l’orientamento di un’esegesi legata alle convenzioni estetiche tradizionali , per aprirsi alle esigenze spirituali e intellettuali dei singoli, nel più ampio contesto della contemporaneità senza marcati confini. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta emergono infatti nuove prospettive centrate sul ribaltamento dei consueti modelli figurativi. Nel 1961, lo stesso Mauro Manca, in occasione della Terza Mostra Regionale d’Arte in Sardegna evidenzia, proponendo il gruppo Realtà Nuova, la necessità morale di un’azione in grado di consentire agli artisti sardi “l’evoluzione più libera possibile dell’arte e dell’artista” avendo dimostrato in modo concreto “la possibilità di una capacità e di un attitudine da parte dei più giovani di potersi inserire in uno dei più vivi discorsi di tutta l’arte contemporanea”. In tale ambito, Nino Dore, Paolo Bullitta, Zaza Calzia, Mario Bazzoni, Aldo Contini, Augusto Oppo, Giovanna Secchi propongono una nuova tendenza sperimentale che più avanti, in un processo di consolidamento, avrebbe fermentato nuove esperienze per un decisivo rinnovarsi dei linguaggi.
Tra gli altri, Giovanna Secchi, esplorando l’informale secondo un chiaro orientamento gestaltico, mostra un’evidente sensibilità materica, mentre a Cagliari, il Gruppo Studio ’58, formato da Gaetano Brundu, Primo Pantoli, Rosanna Rossi, Mirella Mibelli, Ermanno Leinardi, Tonino Casula, Ugo Ugo e Luigi Pascalis, avvia le premesse per un embrionale sovvertimento dell’espressione figurativa.
Tale dimensione aggregante esprime un’ansia di rinnovamento concentrata sulla rivendicazione di un libero pensiero, in seno ad un dibattito aperto contro i pregiudizi sociali. Il Gruppo Iniziativa Democratica, che annovera tra i suoi fondatori Gaetano Brundu, nasce successivamente come progetto destinato ad affermare istanze di carattere sociale e, di rilancio, il suo manifesto, firmato nel ’64 dallo stesso Brundu con Mazzarelli, Pantoli e Staccioli, afferma l’esigenza del rinnovarsi dell’espressione artistica per un’ideale comunicazione planetaria verso il futuro.
Gli artisti devono ovviamente scontrarsi contro il conformismo per affermare la propria libertà espressiva. Il loro ruolo è da interpretare in senso provocatorio, con una posizione ideologica supportata da obiettivi di rivendicazione sociale, mentre concentrano l’ interesse sull’organizzazione di mostre e di eventi culturali mirati prevalentemente al dibattito teorico, relativo a una verifica storica e sociale. Contestualmente, gli artisti di Sassari, come Giovanna Secchi, Zaza Calzia, Nino Dore, Aldo Contini, Gavino Tilocca, e in seguito Paola Dessy, riuniti nel Gruppo A da Mauro Manca, procedono per una svolta determinante dell’operatività artistica. Il cambiamento si avverte in modo radicale e propulsivo in seno all’Istituto d’Arte in cui, lo stesso Manca, nuovo direttore succeduto a Filippo Figari, interviene in modo radicale e trainante riguardo all’attività didattica. I nuovi docenti, tra i quali compaiono Paola Dessy, Giovanna Secchi e Angelino Fiori, sono coinvolti e attivi in nuove prospettive, per una rivalutazione delle formule artigianali, esplicitate in strategie progettuali capaci di sovvertirne i contenuti. Dalla pratica didattica scompaiono le metodologie rigorosamente accademiche, mentre la riformulazione progettuale supera la pura intuizione creativa, per far posto alla specificità del design riguardo alla rivalutazione delle arti applicate, con una connotazione essenzialmente estetica.
Nonostante il perdurare dei forti conflitti ideologici relativi a un contesto artistico isolano in linea con la tradizione accademica, Manca diventa per tanti artisti un riferimento intellettuale insostituibile, in virtù delle nuove metodologie didattiche e del sovvertimento dei valori figurativi. La sua influenza trainante e l’azione autorevole, senza mezze misure, rimettono in discussione tra gli artisti gli esiti precedenti, nel creare sinergie aggreganti ma, anche svariati condizionamenti, destinati a influire sulla loro operatività. Al di là di ogni possibile dibattito o provocazione, il gruppo di Sassari ha ormai acquisito una dimensione innovativa, in grado di ribaltare la precedente poetica della tradizione, con un percorso estetico fondato sui nuovi obiettivi della contemporaneità. L’impegno di Paola Dessy, Giovanna Secchi e Angelino Fiori proseguirà negli anni Settanta con Il Gruppo della Rosa, nel quale si evidenzieranno ulteriori ricerche, condotte con un diverso linguaggio di stampo concettuale: mentre Giovanna Secchi e Paola Dessy si muoveranno nell’ambito di una ricerca extra-artistica, Angelino Fiori rivelerà la propria poetica nel procedimento serigrafico.
Nel 1967 emerge, sempre a Sassari, un giovanissimo Roberto Puzzu che, a soli diciassette anni, partecipa con successo alla Biennale d’Arte Contemporanea di Nuoro. Dalla rassegna emerge ancora una volta l’evoluzione artistico intellettuale degli artisti sassaresi, coerentemente con quella dimensione sperimentale che ne avrebbe determinato il costante e proficuo rinnovamento. Gli itinerari cambiano sulla scena cagliaritana. Le nuove valenze informali sono influenzate dal mondo contemporaneo europeo e, in particolare, Gaetano Brundu ne avverte le suggestioni filtrandone gli aspetti teorici e i contenuti culturali.
Tra la fine del 1966 e il 1967, si definisce la formazione del Gruppo Transazionale, i cui fondatori, Tonino Casula, Ermanno Leinardi, Ugo Ugo e Italo Utzeri operano secondo strade differenti. Come sottolineava Corrado Maltese nel 1968, lo scopo era quello di “rimettere in discussione le basi stesse della pittura in quanto operazione capace di produrre forme visivamente percepibili e questo non si poteva fare senza mettere rigorosamente in discussione il processo stesso della percezione, a livello elementare”.
I tempi successivi, in particolare gli anni Ottanta, segnano in modo più marcato i differenti orientamenti del linguaggio artistico. La mostra regionale del 1983, Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna 1957-1983, diventa terreno fertile per una verifica sui differenti percorsi innovativi in seno alle arti figurative, nel generare dialettiche per un confronto sul campo. La dicotomia appare evidente: gli stessi artisti che a Cagliari avevano caratterizzato le precedenti esperienze informali, in linea con una rivalutazione dei modelli offerti dalle grandi correnti contemporanee, si esprimono per una pittura che possa rinvigorirne i contenuti. Il linguaggio visivo, supportato prevalentemente da una vena simbolica o narrativa, assume connotazioni autoreferenziali.
Gaetano Brundu infatti propone una sintetica ricerca sulla materia in un contesto, come dice lo storico dell’arte Salvatore Naitza
“ dove cerca valori strutturali delle superfici e del colore luce, nei disegni di percorsi simbolici e narrativi, sino alle installazioni costruite con pagine bianche appese a fili, che tentano una proiezione di teoriche qualità grafico-pittoriche nell’ambiente reale”.
Tonino Casula si muove sulla base di un’indagine teorica fisico-psicologica con opere tridimensionali, elaborate in composizioni ottico-cinetiche che, stimolando la curiosità e l’osservazione, danno luogo più a intuizioni d’effetto che a una progettualità estetica.
Appare evidente che le strade intraprese dagli artisti di Sassari sono nettamente divergenti e che il loro successivo percorso si svilupperà con diverse strategie e tendenze, verso obiettivi che, ancora oggi, trovano i contenuti nella contemporaneità della sperimentazione.
Paola Dessy esprimeva la tendenza ad un grafismo lirico, destinato alla sintesi tra segno e materia pittorica: la sua ricerca si concentrava sulla potenzialità materica e sulla terza dimensione per esaltarne i valori formali.
Giovanna Secchi mostrava il suo segno raffinato nei trafori delicati e preziosi: la direzione informale, supportata da un’espressione allusiva e metaforica, era segnata da un’evidente evoluzione.
Angelino Fiori metteva in campo l’esperienza serigrafica attraverso l’astrazione, con una pittura segnica e raffinata che si evolverà successivamente in stesure più intense e materiche.
Roberto Puzzu, con una chiara impronta progettuale decodificava, mediante un linguaggio simbolico, il significato attribuito all’oggetto nella sua ambivalenza estetica e comunicativa, mentre con la sua nuova sperimentazione figurale proponeva immagini emblematiche e simboliche, esplorate in senso ironico e provocatorio. Non è presente in seno alla rassegna Marco Ippolito che, in quel periodo, giovanissimo, si dedica con una raffinata progettualità a una variegata ricerca materica, nella composizione di strutture impostate sulla tridimensionalità, per la produzione di lamiere sbalzate, oggetti in legno, manufatti in stoffa, definiti secondo le forme della geometria euclidea. A questo punto emerge con chiarezza il ruolo assunto dagli artisti di Sassari sul territorio. Difatti sono stati i primi a rielaborare i linguaggi della poetica contemporanea, in modo coerente e rigorosamente personale.
A partire dagli anni Sessanta il gruppo è diventato un polo aggregante, contraddistinto da energie operative e culturali aperte all’innovazione, in direzione di un dinamismo nazionale e internazionale. Ma in quali termini si può parlare di contemporaneità riguardo al loro attuale percorso?
Lo scopo non è quello di fissare dei termini di paragone con altri contesti dell’arte contemporanea, nei quali si determinano tendenze che spesso, appena riteniamo durature, ci accorgiamo essere già superate, né tantomeno proporre una verifica di tipo valutativo, per evidenziare personalità dominanti escludendone altre.
L’ intenzione è quella di fornire una chiave di lettura di quello sviluppo ascendente che ha consentito agli artisti di Sassari di raccontarsi nella contestualità contemporanea, catalizzando le proprie scelte sulla dimensione essenzialmente attuale.
La dimensione sociale e storica ha sempre influito sull’individuo trovando riscontro anche nell’espressione artistica e, oggi più che mai, le sue stesse forme contemplano le varie esigenze del vivere, attraverso una creazione libera e autonoma.
Il superamento del concettualismo ha condotto l’artista ad ampliare i propri orizzonti in un processo in cui possano attuarsi i propri obiettivi: la funzione simbolica dell’opera, le sue metafore, la manipolazione estetica della forma, la stessa progettazione devono garantirne una percezione coerente nella comunicazione tra l’artista e la società, il fruitore e l’opera stessa. In tale contesto, l’opera deve necessariamente superare l’omologazione verso una dimensione estetica che sia in grado di garantirne un risultato compiuto e autonomo.
In tale autonomia, si evidenzia uno stretto rapporto tra il progetto mentale, la forma e la sua l’esecuzione. La conoscenza di ciò che ci circonda, i valori della nostra cultura, gli strumenti di cui gli artisti dispongono vanno a definire la simbiosi tra forma e contenuto.
L’opera d’arte, nel suo essere struttura, ha una sua potenzialità dialettica attraverso la quale l’artista può comunicare la propria poetica, nel renderne efficace la comprensione e la fruizione. Esplora i medium che gli sono più congeniali per collocare l’opera in una dimensione attuale e darle piena autonomia, superando le categorie formali, suscettibili di rimandi a una codifica tradizionale. Potremmo fare l’esempio dell’arte digitale considerando quanto, riguardo alla pura realizzazione materiale, l’artista rischi notevolmente nell’utilizzare i media, comunque in grado di ampliare e varcare i limiti della comunicazione.
Lo strumento tecnologico viene indagato in senso estetico, superando il tecnicismo e operando una selezione delle strategie progettuali che possano confluire nella sintesi di una struttura rigorosa ma flessibile. L’evidenza pittorica del colore, il senso plastico, la struttura compositiva accentuata da efficaci ibridazioni materiche esprimono l’apertura verso un’indagine estetica in mutazione, filtrandone empaticamente l’emozione poetica.
A questo punto potremmo cogliere in ognuno dei nostri artisti il vero piacere del fare arte attraverso un pragmatismo ricco di nuovi sviluppi, in grado di superare gli attuali modelli culturali e sociali. La loro opera definisce il presente nella viva proiezione verso il futuro.

Note
1-2 Cit. in Mauro Manca, Realtà Nuova,
Catalogo della Terza Mostra Regionale d’Arte in Sardegna, Cagliari 1961.
3 Cit. in Corrado Maltese 1968,
www.ermannoleinardi.com
4 Cit. in Salvatore Naitza, Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna ,1957-1983. Catalogo della mostr tenutasi a Nuoro nel 1983, a Cagliari nel1984, p.46.