Mostra personale “Souvenir” di Lino Fois

Arte

Temporary Storing della Fondazione Bartoli Felter via 29 novembre 3/5, Cagliari, Cagliari, 09045, Italia
16/01/2020 - 01/02/2020

Souvenir
Del titolo che Lino Fois ha scelto a nominare la serie delle sue ultime opere, ho amato l’audacia.
Da subito. Quando lui mi ha comunicato: “Il nome di questo viaggio sarà souvenir”, ho creduto si
trattasse di un gioco di parole e di rimandi – uno di quelli a cui mi ha abituata, negli anni di
frequentazione della sua creatività. Mi sono detta: i souvenirs sono solitamente le consegne finali di
un viaggio, non le sue destinazioni né le vie per raggiungerle.
Invece non giocava, Lino Fois. o forse sì. Souvenir è il titolo del suo ultimo ciclo di lavori,
audace quanto lo è vestire una parola che così tanto ha svestito la portata e la potenza originaria del
suo significato. )
Il patto dell’approssimazione
Ho ripetuto la parola souvenir a bassa voce, quella sera in cui lui l’ha pronunciata al telefono. E
nonostante il tono basso della mia voce, all’istante dentro la mia mente hanno iniziato a sfilare
schiere interminabili – e più o meno composte – di piccole cose. Non un album di immagini, ma
letteralmente una fila di oggetti minuti, o meglio miniaturistici. Tanti, materici – dotati di guglie, di
archi e di glutei spogli, a seconda dei casi – e loro, inconfondibilmente: torri che pendono o che
svettano con ferrea verticalità; piccole statue femminili responsabili di avere diffusamente impresso
nel nostro immaginario la staticità di ciò che per definizione non è statico: la libertà, per esempio, o
la pietà. La libertà solleva una torcia, la pietà sorregge un figlio: così è, provate a dire il contrario. E
ancora, appena indietro, lungo la surreale processione di riproduzioni in scala e in serie: gondole di
laguna e taxi inglesi, anfiteatri romani e cattedrali gotiche, e trulli candidi sotto una neve candida,
che se la giri torna su e ricomincia a cadere, da capo, ogni volta che il tuo polso ha desiderio che
riaccada.
Souvenirs. Piccoli oggetti rassicuranti per definizione. Rassicuranti quanto ingombranti,
senz’altro, ma i due dati di fatto si equilibrano perfettamente. Pertanto oggetti di cui si fa fatica a
liberarsi, nonostante la discutibilità estetica e la qualità sommaria che mediamente li caratterizza.
Sono ciò che ti aspetti che siano: sintesi comoda e bugiarda di un luogo. Comoda proprio in quanto
bugiarda, s’intende, ma questo è talmente dato per acquisito, da essere nei patti impliciti del
souvenir: dell’acquistarlo, del riceverlo, e del non sapere bene che farsene, dopo. È il patto
dell’approssimazione: il luogo da cui vengo non è tutto qui, in questo piccolo oggetto che ti
consegno, ma qui tra le mie mani c’è tutto quello che serve per raccontarlo.
È una palese bugia, ma a nessuno è richiesto di farci troppo caso.( GIULIA BALZANO)