Neralbe
Arte
Via Armanni 16, Monastero Santa Maria in Gerusalemme, Napoli, Na, 80100, Italia
01/05/2022 - 31/05/2022
Un’installazione di Luisa Corcione nel monastero di clausura delle 33
Monastero Santa Maria in Gerusalemme
Via L. Armanni 16, Napoli
1 maggio - 30 maggio 2022
Opening 1 maggio, ore 11.00
Performance ore 12.00
Il monastero si apre al pubblico, la clausura diventa linguaggio dell’arte: il 1 maggio alle
11 l’inaugurazione di Neralbe, un progetto dell’artista e regista Luisa Corcione ospitato
fino al 30 maggio negli spazi del monastero Santa Maria in Gerusalemme di Napoli,
conosciuto come monastero delle 33. Dipinti, installazioni, sculture, momenti di poesia e
prosa più danza e dj set, in compagnia di alcune monache. Per una volta i visitatori
potranno conoscere da vicino la clausura.
Luisa Corcione offre modalità ibride e aperte per riconsiderare il concetto stesso di
clausura. La vincitrice del “Fringe” 2021 con il pluripremiato spettacolo teatrale “Camille”,
da sempre impegnata anche nella pittura, nella scultura e nei diversi linguaggi dell’arte,
dichiara: “Parlando con le monache ho provato a riconsiderare in modo laico l’essenza
nell’idea comune di clausura. Ne è venuto fuori che non è un negarsi al mondo ma,
diciamo, alle cose del mondo: per poter mostrare al mondo stesso la strada del colloquio
ininterrotto con Dio. Dunque è altro dal distanziamento ma un modello di apertura al
creatore cui si invitano gli altri, magari non direttamente ma mostrando un esempio, è il
contrario dell'eremitaggio. Stimolante in chiave artistica”.
L’intervento artistico è un modo per scoprire i fasti del luogo, dall’origine leggendaria
legata ai miti di Leda e il cigno, fino alla figura della fondatrice, Maria Lorenza Longo, che
fonda anche l’ospedale degli Incurabili da poco giunto al 500esimo anno In occasione dell’opening, domenica 1 maggio alle 12.00 nelle cantine del monastero
Santa Maria in Gerusalemme, in via Armanni 16, ci sarà una performance in cui la
danzatrice Francesca Fogliano su coreografia di Fabrizio Varriale, diretta dalla Corcione,
su testo di Enrico Manzo e musiche di Marco Vidino, trasformerà lo spazio monastico in
un luogo in cui la commistione tra arti si compie organicamente.
Il progetto è stato possibile grazie alla disponibilità delle monache del monastero, col
prezioso e determinante apporto della giovanissima suor Paola Maria Velotto, e in
collaborazione con l’onlus “L’atrio delle trentatrè”.
Nota della curatrice
L’installazione ricostruisce tramite interventi poetici, narrativi, pittorici, scultorei e
performativi le suggestioni che derivano dalla percezione di un’assenza associata all’idea
corrente di clausura.
Il progetto nasce dall’interesse per la storia del sito a partire dalla specificità sociale del
contesto in cui sorge: dal legame mitologico con la nascita di Castore e Polluce, alla
profonda fede che spinge la nobildonna Maria Lorenza Longo a fondare il primo
monastero il cui accesso non prevedesse il pagamento di una dote. La Longo sceglie di
dotare il centro cittadino di un luogo di contemplazione comunitaria dove la presenza di
un nucleo di donne volontariamente dedite alla preghiera potesse generare in maniera
invisibile ma fattiva rinascita e rigenerazione.
L’installazione sembra emergere dalla stessa pietra che compone la struttura
architettonica, pietra che sembra avere inglobato le esistenze delle sue residenti,
apparse per frammenti nell’installazione dell’autrice. Luisa Corcione rende nuovamente
presenti con l’arte queste figure sparite nell'autoisolamento dalla società, scelta che nella
pratica spirituale si connette impalpabilmente, e in maniera incomprensibile ai più, alla
sfera dell’impegno pubblico. La performance della danzatrice Francesca Fogliano su
coreografia di Fabrizio Varriale, ricuce la frammentarietà del loro passaggio e diviene
ulteriore testimonianza della volontà di indagare la percezione del concetto attuale di
clausura e quello di arte, nelle sue più tangibili ed effimere forme.
I testi di Giovanni Chianelli e Giovanni Conforti si trasformano nella traccia audio
interpretata dall'attrice Noemi Francesca costituendo una sonorità che sembra venire dal
diaframma del monastero, mentre le pitture di Luisa Corcione mantengono un carattere
figurativo sconfessato dai panneggi che le rendono scultura: i drappi che riprendono le
tonache delle monache ma anche quelli che costituiscono le quinte dei palchi,
testimonianza che la mostra non possa prescindere nelle sue evidenze dalla matrice
teatrale che caratterizza la sua pratica. L’intero progetto si propone di comunicare
quanto quelle spose non celebrate pubblicamente non siano sparite, ma siano vive e
operanti in un silenzioso processo collettivo di riconnessione con il mondo.