Odissea Dorata
Fotografia
Palagio Fiorentino, Via Vittorio Veneto 35, Pratovecchio Stia, Arezzo, 52017, Italia
13/06/2025 - 21/09/2025
Ai margini di una rotonda a Podgorica, in un paesaggio urbano animato dal dualismo tradizione/modernità, un giovane è ritratto nel gesto energico della corsa. Sul lungomare di Tivat un gruppo di majorette si allena per uno spettacolo mentre alle sue spalle si staglia uno yacht di proprietà di milionari arabi. Un uomo vestito in abiti tradizionali è ritratto nella sala di un centro scommesse. Sono queste alcune delle istantanee di Odissea Dorata, il progetto della fotografa Alessia Capasso dedicato al Montenegro, che racconta di un Paese sospeso tra il sogno jugoslavo di Tito e l’orizzonte europeo.
Dal 14 giugno al 21 settembre 2025, la Limonaia del Palagio Fiorentino di Pratovecchio - Stia (AR) ospita per la prima volta la mostra–monografia che racconta il Montenegro in transizione verso l’Unione Europea. Vincitore del Premio Musa 2024 nella sezione Reportage e del premio “Percorsi. Dal progetto al libro fotografico” della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF), Odissea Dorata debutta come esposizione e volume monografico nel contesto del Festival della Fotografia Italiana 2025.
Avviato nell’estate 2016 in occasione del decimo anniversario dell’indipendenza montenegrina, Odissea Dorata nasce dalla necessità di raccontare ‘la complessità di un Paese in attesa di un futuro rimandato. Da allora, Alessia Capasso è tornata più volte tra le Bocche di Cattaro, i cantieri di lusso di PortoMontenegro e i caffè di Podgorica. Un diario che mescola reportage, ritratti ambientati e dettagli quotidiani: un racconto visivo capace di restituire l’atmosfera tesa di un popolo tra tradizioni ortodosse e promesse occidentali.
“Lo sguardo di Alessia Capasso – né nostalgico né celebrativo – indugia su momenti ordinari in cui l’ironia emerge quasi involontariamente, rivelando le incertezze di una modernizzazione incompiuta. Ogni scatto è un nodo narrativo, costruito con rigore e passione: una sequenza che non vuole offrire risposte definitive, ma invitare lo spettatore a mettersi in cammino”.
- Diego Ferrante (curatore della mostra)