PRIMAdonne

Arte

via Ostilia, 3/B, Roma, RM, 00184, Italia
22/10/2021 - 28/10/2021

Se fosse capitato a loro? «La donna, da sempre, “portatore sano” di bellezza nel mondo è per sua natura oggetto di sguardi d’arte: il suo splendore è consolatorio per tutti e gli artisti hanno testimoniato sempre il valore di questa bellezza integra».
Nonostante questa premessa dell’artista, sull’importanza dell’ideale dell’integrità della bellezza femminile nell’arte, sono qui in esposizione un doppio autoritratto e 19 ritratti di celebri donne alle quali l’artista ha tolto un fondamentale elemento di fascino: la capigliatura.
In qualunque epoca e in qualunque condizione sociale la donna ha «inseguito» la bellezza attraverso l’artificio del trucco, del belletto, dell’abito, dell’accessorio e perché no delle parrucche. Ma queste della Michieletto sono donne calve, sono donne senza quell’importante «accessorio» del fascino femminile che contraddistingue prevalentemente ma non necessariamente la condizione della giovinezza e della bellezza.
E’ proprio il mito della bellezza a spingere le donne a cercare di conservare immutato il proprio aspetto fisico anche quando accade l’imprevedibile e improvviso cambiamento.
Così l’artista racconta, per immagini, come la sua esperienza oncologica l’abbia portata, attraverso il mutamento esteriore, a riflettere sulla condizione femminile di ogni tempo: se fosse capitato alle donne del passato? «Avrebbero compiuto le stesse gesta per cui sono divenute famose? Non lo sapremo mai ma la sfida è per le contemporanee».
Ed eccole qui rappresentate calve queste donne del passato da Eva fino al mito di Marilyn Monroe e oltre. Hanno personalità forti, sono figure importanti, «anche se protagoniste di una vita non sempre edificante» come afferma in catalogo la curatrice Stefania Severi ma sono tutte donne passate alla storia per le loro «azioni» soprattutto da donne, per ribadire, comunque, la loro presenza sempre troppo sottovalutata nel racconto della Storia ufficiale.
Anche senza i capelli (alopecia da chemioterapia) sono e restano PRIMA donne, portatrici di energie e intelligenze del femminile anche se il «calvario» della malattia, e soprattutto la cura, sono raccontate «solo» dall’assenza dei capelli.
La sequenza di questi ritratti suscita curiosità e sconcerto, ma anche una viva emozione perché proprio i capelli, che assumono significati diversissimi a seconda delle culture, rimangono in Occidente elemento identificativo non secondario della bellezza femminile.
L’esposizione è arricchita dal catalogo a colori con la riproduzione di parte delle opere in esposizione e sono accompagnate da «didascalie» che raccontano o riferiscono alla donna rappresentata, sia essa realmente vissuta o meno. Alcune di queste didascalie sono state scritte per l’occasione come quella della storica dell’arte Stefania Severi, dell’architetto Luisa Chiumenti e della scrittrice Tiziana Fasoli, altre sono brani tratti da libri dedicati alle protagoniste come l’ultimo di Mirella Serri, quello di Annarita Briganti e da un interessante articolo di Patrizia Terreno. La selezione dei testi operata dall’artista è di prevalenza al femminile ma non esclusivamente.