Quando finisce l’inverno

Arte

Via Placida, 23, Messina, Me, 98122, Italia
09/04/2021 - 03/05/2021

QUANDO FINISCE L’INVERNO

La primavera scioglie, in una possente espirazione, gli spiriti della natura: essi sorgono dal buio dell’inverno, si innalzano nell’atmosfera sino a sfiorare le orbite dei pianeti e a percepire le leggi eterne delle stelle. Sotto terra i semi si gonfiano fino ad esplodere, Persefone torna ad abbracciare la madre, tutto freme, Demetra felice l’attende nel tempio ad Eleusi e per il suo ritorno nuovamente feconda la terra. Quando abbiamo perso questa sapienza? Quando lo sfrenato materialismo ci ha allontanati dal ritmo della Natura? Perchè nessun rito più, collettivo e potente, segna il risveglio della vita? Quale salvezza per noi dimentichi se non l’esempio di chi con noi condivide il respiro?

A partire da queste considerazioni prende avvio il progetto espositivo di Monreau che, con la leggerezza della matita e dell’acquerello, si concentra sulla grazia del mondo anima(le) in un bestiario lirico e contemporaneo che in qualche caso strizza l’occhio all’oriente. Si tratta di una ventina di opere su carta, quasi sempre di piccolo formato, in cui la vita degli animali si fa specchio delle relazioni tra esseri umani come in un bestiario medievale da cui però è bandito il “vizio”, tanto caro alle dottrine del tempo. Così osservando la coppia di pinguini ci troviamo a riflettere sull’importanza del sentimento amoroso. Un’orsa e il suo cucciolo offrono l’occasione di riflettere sulla maternità e sulla cura, mentre un branco di elefantesse che avanza maestoso proteggendo i piccoli ci dà l’occasione di riflettere dolorosamente sulla perdita del sentimento e dell’intelligenza di specie, sullo scambio e sulla protezione dei più deboli.
Attraverso gli animali l’artista racconta in maniera lieve i suoi sentimenti e le sue riflessioni, sono quindi opere frutto di raccoglimento e dolore personale oltre che una luce da seguire in un momento di grande fragilità collettiva.
Gli animali in mostra sembrano avere infatti una serena immobilità, una leggera autosufficienza, sono vita nel flusso del vivente e diventano così un tramite per cogliere il sentimento che anima la natura delle cose.
L'etimologia stessa (ANIMA-LE) ci racconta in primis una qualità fondamentale, la più evidente e la più affratellante: il respiro. L'immagine della vita che si anima col primo soffio che apre i bronchi, e poi la concezione di quello stesso soffio come essenza universale della vita, l'anima occidentale o il ki giapponese, cui rimandano certe caratteristiche di questa pittura lieve. E’ il caso del pettirosso sul ramo fiorito di bacche appena sporcate di colore che ricorda molto il kachōga caratterizzato da linee curve semplici e sinuose, o della coppia di pappagalli o ancora dell’usignolo sul ramo di pesco che molto da vicino ricordano il kakemoto, le strisce di carta o di seta appese ad oscillare al vento nelle case giapponesi, chiavi per comunicare l’armonia e modo di intendere la vita.
L’artista lavora qui per sottrazione, la lirica sgorga discreta affogando il virtuosismo e celebrando l’essenzialità della forma sospesa su sfondi candidi privi di ogni sostanza se non quella luminosa. C’è poi una carta, più grande delle altre, in cui l’ accordo tonale risponde esclusivamente alle emozioni che traspongono la figura iniziale di un uccello in un vortice al limite dell’astrazione il cui dinamismo sembra accompagnare proprio la rinascita potente della vita alla fine di ogni inverno temporale o dell’anima.

Negli ultimi due secoli il processo che ha sciolto l’uomo dall’ordine sacro del tempo è andato accelerando in maniera inverosimile, questo scioglimento è stato nel contempo un liberarsi della forza individuale e un impoverirsi dell’anima.
Il racconto suggerito da questa piccola mostra assume quindi, nell’intenzione dell’artista e in questo momento storico di paura e tensione planetaria causate dalla pandemia, un valore civile suggerendo una forma di cura dell’anima, un invito ad abbandonare l’ansia e ad immergersi nella natura e nelle sue leggi universali.
Mariateresa Zagone