Searching for myself through remote skins
Arte
Via stoppani 15c, Milano , Milano, 20129, Italia
07/05/2018 - 07/07/2018
Renata Fabbri è lieta di presentare "Searching for myself through remote skins", un progetto curato da Bianca Baroni che riunisce il lavoro di nove artiste internazionali quali Rebecca Ackroyd, Gabriele Beveridge, Bea Bonafini, Irene Fenara, Beatrice Gibson, Lydia Gifford, Goldschmied & Chiari e Catherine Parsonage.
Ispirato dal celebre testo di Luce Irigaray “Elogio del toccare”, il titolo della mostra indica l’esperienza fisica dell’altro come premessa fondamentale nell’articolazione del sé. In alcuni dei passaggi più salienti che scandiscono questo breve trattato di Irigaray, l’autrice suggerisce infatti che il tatto non sottenda semplicemente l’incontro intimo con il prossimo, ma sia innanzitutto strumentale alla definizione della propria identità. Il processo di individuazione della propria natura attraverso un’esperienza propriamente tattile viene qui immaginato come un vero e proprio un percorso, un viaggio attraverso il paesaggio del corpo e il suo habitat sociale, due territori al contempo esotici e familiari. Partendo da alcune delle proposizioni chiave che scandiscono il contributo teorico di Irigaray, la presente mostra propone un dialogo tra pratiche artistiche che, incarnando linguaggi e ricerche differenti, manifestano una sensibilità condivisa rispetto al concetto di intimità.
Le opere in mostra sottendono approcci e prospettive diverse rispetto a tale concetto, mettendo in evidenza le reciprocità e contraddizioni che lo caratterizzano, sia all’interno della sfera personale e creativa di ciascuna autrice, che nel più ampio contesto culturale in cui ciascuna di esse opera. All’interno del progetto, l’esplorazione di tale dimensione tattile si manifesta nei gesti che definiscono il processo artistico. Al contempo si riflette nella scelta di materiali e oggetti concepiti in relazione al corpo e alle ritualità domestiche che lo coinvolgono. Tuttavia, la mostra si sviluppa anche lungo traiettorie diametralmente opposte, tali da ribaltare la presunta correlazione tra il tocco e l’articolarsi di un rapporto intimo. In alcune delle opere in mostra l'esperienza tattile viene infatti completamente astratta rispetto alla dimensione corporea per divenire pura suggestione. In certi casi la rappresentazione del corpo ricalca la simulazione di una fisicità - o meglio - la sensazione tattile di una superficie corporea. In altri casi tale rappresentazione si focalizza su un particolare aspetto del corpo che, alienato dalla totalità del proprio apparato, diviene fulcro di una composizione a sé stante.
Muovendosi così su diversi livelli concettuali e visivi, la mostra decostruisce ed immagina l’idea di intimità attraverso una negoziazione fluida tra la realtà del corpo e la sua erotizzazione, tra immaginari artistici e popolari, tra dimensione pubblica e privata, tra narrative storiche e fantascientifiche, tra la definizione del se' e la sua dissoluzione attraverso lo spazio digitale.