Sul trapezio con Kafka

Arte

via Borgo Palazzo 42, Bergamo, BG/Italia, 24125, Italia
28/09/2024 - 19/10/2024

In occasione del centenario della scomparsa di Franz Kafka lo Studio Vanna Casati presenta una riflessione sul pensiero del grande scrittore boemo attraverso una serie di opere appositamente realizzate dall’artista bergamasco Michele Savino.

Similmente al trapezista di un suo celebre racconto, il quale trascorreva giorno e notte sul trapezio per totale dedizione alla sua arte, Franz Kafka sentì la necessità di esonerarsi dal mondo per poterlo osservare dalla giusta distanza, o più precisamente altezza. Come ebbe modo di appuntare nei Quaderni in ottavo, egli si trovava costantemente sospeso tra la terra e il cielo, condannato in solitudine all’impossibilità di raggiungerli: avrebbe voluto scendere, ma lo tratteneva il cielo, desiderava innalzarsi, ma era vincolato alla terra.
Subendo l’incomprensione della società capitalista, Kafka non cercò tuttavia di fuggire da essa, né tantomeno di opporvisi; paradossalmente sentiva invece la necessità di rimanere nella società, ma come un escluso, o meglio un esonerato, che, in virtù di tale doloroso privilegio, potesse osservare la vita, piuttosto che viverla attivamente.
Attraverso lo schermo della scrittura, Kafka riceveva il riflesso disinteressato, e quindi sovranamente libero, di quella realtà quotidiana, produttiva e finalizzata, dalla quale egli aveva, con ogni forza, preteso l’esonero.
L’opera Kafkiana rappresenta in tal modo una presa di coscienza della condizione dell’uomo moderno: condannato a districarsi tra il labirinto burocratico e gli ingranaggi lavorativi, costantemente vigilato da un’autorità enigmatica, indifferente e inaccessibile. All’uomo sensibile, all’artista, al profeta bambino altro non resta che arrampicarsi lassù in alto sul trapezio, dove l’aria perlomeno è innocente e respirabile.
Perennemente fanciullo, Kafka seppe conservare e difendere la propria purezza infantile, nella quale coesistevano la gioia del capriccio poetico e l’inevitabile senso di colpa originatosi da un’inadeguatezza sociale, alternativamente agognata e subita. Inevitabilmente Kafka, come ogni autentico artista, affrontò l’esistenza con il coraggio dell’ingenuità, la sola vera astuzia possibile all’interno di una società tanto ottusa, quanto ambiziosa e competitiva.

Michele Savino