The Roads of Arabia – Roma – Design e Archeologia: la creazione di artefatti culturali
Arte
Terme di Diocleziano, roma, rm, 00100, Italia
28/11/2019 - 01/03/2020
Design e Archeologia: la creazione di artefatti culturali
Roads Of Arabia, la splendida esposizione di Archeologia ospitatata al Museo Nazionale Romano dal 28.11.2019 al primo marzo 2020, ci racconta di percorsi passati a noi molto vicini.
Voluta dalla Saudi Commission per Il Turismo e la Cultura ente del Ministero della Cultura Saudita e promossa a Roma dal giovane ambasciatore Faisal in collaborazione con il Museo Nazionale Romano, dopo 16 edizioni internazionali arriva a Roma sotto la supervisione artistica della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti.
Immersi nelle monumentali sale delle Terme di Diocleziano scelte dalla Fondazione Alda Fendi come sede espositiva, si raccontano circa 8000 anni di storia in un composto e ritmato racconto di frammenti di pietra, metallo e tessuti, testimonianze che abbracciano il Neolitico fino al recente regno degli Al Saud, fieri custodi della regione in fase moderna.
Il più grande complesso termale mai costruito dall'Impero Romano e rimodellato poi nel 500 da Michelangelo, rappresenta non solo un’eccezionale vetrina simbolo del talento ed ingegno latino, ma diventa anche metaforicamente il punto di contatto fra culture apparentemente lontane.
L'ideazione del concept design della mostra è stato affidato a Daniele Militello, creativo e Produttore Esecutivo della Fondazione Alda Fendi. Sottoponiamo a lui alcune domande.
Di che cosa si occupa la Fondazione Alda Fendi?
Fondazione Alda Fendi si è sempre confrontata con il design, l'architettura, il teatro, la performance, in un gioco circolare di pensieri ed espressioni.
La contaminazione fra i linguaggi dell'arte, ormai argomento vivamente dibattuto nel panorama culturale, è raccontata ed espressa dalla nostra Fondazione da più di venti anni.
Nel 2001 Fondazione Alda Fendi effettuò a Roma un ritrovamento archeologico di resti della Basilica Ulpia a Piazza Foro Traiano, spazio oggi annesso al suo Silos incubatore di idee, e quel magico momento sancì il suo interesse e l'inizio di una ricerca di una sempre più profonda comprensione dei beni architettonici della città e del suo inimitabile tesoro archeologico.
Immagino che per questo il Ministero della Cultura Saudita ci abbia scelto fra gli altri per disegnare il set up della mostra."
A che cosa vi siete ispirati per elaborare il concept design di questa mostra di archeologia?
Le riflessioni legate all'elaborazione del concept design della mostra sono state molteplici: da una parte il punto di partenza è stata la vocazione multidisciplinare della nostra istituzione culturale, dall'altra ho trovato molto affascinante parlare di archeologia ponendo in primo piano il design come elemento connettivo fra psicologia, antropologia e sociologia.
Può approfondire meglio questo concetto?
Il design dei pezzi ritrovati ed esposti e l'architettura delle tombe riportate attraverso fregi e raccontate con pitture disegnano un ponte interdisciplinare con discipline umanistiche.
Vengono fornite interessanti prospettive sull'interpretazioni di fatti della vita quotidiana di allora, ricollocando quindi la produzione di pezzi di design e le tecniche artigianali maturate intorno ad esso come collante della vita reale.
Intorno alla necessità ancestrale di creare riti religiosi sociali e politici fiorisce una produzione di oggetti di design che ci raccontano di vita quotidiana e della ricerca dell'Assoluto costituendo gli oggetti stessi l'habitus di momenti che di fatto sono intesi come estensione comunicante del corpo.
E' proprio questa necessità di creare momenti di vita vissuta ad alta simbolicità che diventa il momento necessario ed ispiratore del design che poi si sarebbe declinato ed espresso nella cultura egizia e quella greca e latina.
Il rito quindi come elemento fondante il design?
Diversamente da ciò che accade nel contemporaneo, la sfera sociale, quella religiosa e quella politica, erano fortemente congiunte e trovo assolutamente affascinante sottolineare come il rito attraverso il design abbia assunto le sembianze di un artefatto culturale: da una parte espressione della manualità di tecniche artigianali sempre più raffinate e dall'altra espressione di aspetti immateriali e simbolici che danno significato ed appartenenza.
Che cosa altro rappresenta questa importante collezione archeologica giunta a Roma?
La raccolta di pezzi racconta della profonda sinergia e del continuo scambio avvenuto fra le civiltà orientali e occidentali ma ancor più forte esprime quanto le antiche Roads of Arabia abbiano contribuito a permeare e a nutrire la civiltà greca e latina di concetti oggi cosi a noi quotidiani: il concetto di religione, arte, design, moda.
Ci racconta nello specifico il concept design della mostra?
In un recente viaggio in Arabia Saudita in preparazione della mostra mi colpì in un'oasi a nord della penisola una composizione di circa 50 gruppi scultorei rappresentanti degli steli sovrapposte ed a volte disunite.
Questi elementi, steli di circa 4 metri, rappresentavano un segno enigmatico, il segno del crocevia, il segno della strada sicura che non doveva mai essere abbandonata ma anche, secondo studi recenti, venivano posti seguendo l'allineamento astrologico fra punti di alba e tramonto astrali.
Ecco questa è stata la ispirazione: riportare nel disegno il segno di un rito come artefatto culturale.
Riproponendo la forma e l'inclinazione degli Al Rajajil assorti a simbolo di terra e cielo, abbiamo ridisegnato un artefatto culturale: habitus e locus insieme.
Che cosa devono aspettarsi i visitatori entrando nelle Terme di Diocleziano?
Steli funerarie, incensieri, monili inseriti in queste forme a Al Rajajil, realizzate in policarbonato e illuminate come una lanterna, diventano certo il motivo per raccontare momenti di preistoria e storia nella loro forma più intima: l'uomo attraverso la produzione di oggetti della terra cerca di mettersi in contatto con il cielo.
Il visitatore entra in contatto e partecipa ad un rito enigmatico.
Il corpo degli steli in policarbonato è il simbolo della ricerca dell'Immanente. La testa del leone il simbolo della potenza ultraterrena.
La maschera del bambino il lusso come elevazione religiosa.
Il profumo è la spezia che eleva al cielo ed i cui fumi avvolgono i riti sacri.
Che cosa le rimarrà di questo grande progetto?
La collaborazione con il Ministero della Cultura Saudita ed il Museo Nazionale Romano è stata entusiasmante.
Stimolante affrontare il complesso design e l'archeologia per ripermeare il design stesso della natura simbolica delle sue origini.
L'archeologia ci ha sicuramente dato lo spunto per effettuare una profonda riflessione sul design quale strumento per raccontare discipline diverse legate a categorie umane universali.
La mostra ci ha permesso di ripensare alla funzione di un design sostenibile cioè capace di indurre valori morali soggettivi e sociali capaci quindi, laddove espressi con profondità e senso sociale, di indurre azioni e sensazioni positive.
Daniele Militello
Produttore Esecutivo Fondazione Alda Fendi Direttore Creativo Klinamen www.fondazionealdafendi.it www.klinamen.it