VANQUISHED BY THE FICKLE GODDESS

Arte, Arti Performative, Fotografia

SPAZIORIDOTTO, Calle del Ridotto 1388, Venezia, Ve, 30124, Italia
23/02/2018 - 25/03/2018

Esponenti di spicco del panorama artistico newyorkese, Carly Mark e Daniela Lalita approdano a Venezia allo Spazio Ridotto per presentare -venerdì 23 febbraio ore 18- il loro ultimo lavoro VANQUISHED BY THE FICKLE GODDESS («Vinti dalla dea capricciosa») curato da Antonia Marsh. Ancora una volta, la galleria gestita dall’organizzazione culturale Zuecca Project accoglie opere di Video Art, confermando il suo ruolo d’istituzione in prima linea per far conoscere l’arte internazionale legata all’espressione digitale al pubblico cosmopolita che transita per Venezia. La mostra si presta come un’occasione unica per sperimentare le ultime tendenze nel panorama mondiale delle arti visive.

Dopo aver esposto in istituzioni di rinomanza mondiale – tra cui Shanghai Biennale, Frieze Art Fair, the Museum of Modern Art, Frieze New York – le due artiste inaugureranno la mostra con una performance in cui lo spettatore sarà coinvolto in una riflessione sulla ricerca del proprio io. VANQUISHED BY THE FICKLE GODDESS si presenta, infatti, come una ricerca sull’io più profondo e le maschere con cui lo celiamo ogni giorno. La mostra indaga due temi fondamentali: il rapporto con la madre e il ruolo della persona nella dimensione virtuale dei social media e di internet. Una riflessione più che attuale in cui lo spettatore è catapultato senza volerlo.

A differenza di altri artisti che indagano gli stessi temi, Mark e Lalita sono esse stesse protagoniste dei loro lavori attraverso performances. In VANQUISHED BY THE FICKLE GODDESS sarà possibile visionare video, fotografie e rappresentazioni di varie performances. Le artiste partono da un’idea dello psichiatra e psicanalista svizzero Carl Jung, il quale riflette su come ci mostriamo al mondo tramite maschere, nascondendo il nostro vero io. In Madre: A Disruptive Environment, performance eseguita a New York lo scorso anno, Lalita riveste nove attori con costumi scultorei e ne trasforma il volto in maschere grottesche, facendogli fare una serie di azioni ripetitive. Insieme, questi personaggi indagano gli archetipi legati al ruolo di madre, e alle tante maschere che assumiamo ogni giorno per rivestire i ruoli assegnatici dalle convenzioni. Lalita invita l’osservatore a entrare in un altro mondo, una realtà alternativa simile alla nostra, in cui i personaggi diventano estremizzazioni di noi stessi.
D’altra parte Mark lavora con personaggi antropomorfi che permettono all’artista di esplorare la natura umana. Grottescamente folli e irreali, i personaggi sviluppati da Mark mettono lo spettatore in una situazione di disagio, scaturita dall’essere posti di fronte a personaggi bizzarri ma, nonostante questo, riconoscibili come esagerazioni del nostro vero io. Viene da chiedersi che realtà questi personaggi abitino veramente e cosa si celi dietro le loro maschere.

La mostra s’interroga dove sia la nostra autenticità in una contemporaneità in cui internet ci propone sfaccettate maschere e ruoli. Insieme, queste due artiste mostrano i modi in cui l’uomo, sebbene a disagio, si relaziona con il più grottesco e depravato essere. In questo modo, le opere esposte nella mostra indagano gli archetipi comportamentali che la realtà fisica e virtuale ci impongono.