Zeitgeber (Donatore di tempo)

Arte

Via Ponte di Legno 9,, Milano, Milano, 20134, Italia
22/04/2021 - 12/06/2021

ArtNoble gallery è lieta di presentare Zeitgeber (donatore
di tempo), mostra collettiva che inaugurerà il 22 aprile
presso i nuovi spazi della galleria a Milano, in Via Ponte
di Legno 9.
Coniato da Jürgen Aschoff (1913-1998) – medico, biologo,
fisiologo comportamentale e uno dei padri della moderna
cronobiologia –, il termine zeitgeber è usato in etologia
per indicare un fattore esterno a un organismo, capace
di sincronizzarne l’orologio biologico rispetto al contesto
ambientale. È l’interno mediato dall’esterno, un fenomeno
regolatore il cui esempio maggiore è forse la luce, proprio
per i suoi rapporti con i cicli biologici e i ritmi di sonno-veglia.
In questo senso lo zeitgeber è ‘donatore di tempo’
– dalle parole tedesche zeit, tempo, e geber, datore –: regola
la ritmica del vivente e vi compartecipa, concerta in
coro le metamorfosi, quelle che avvengono in natura così
come nelle fiabe e nei miti, presentandosi come ‘spirito’,
‘agente’ o ‘entità’ nelle storie radicate ai territori.
Gli artisti in mostra condividono quest’interesse, tanto
teorico quanto pratico, rispetto all’osservazione dell’ambiente
naturale e animale, allo studio dei fenomeni atmosferici
e biologici, fino a quegli aspetti magici che accompagnano
le metamorfosi che avvengono in natura.Pratiche e tecniche differenti legate a luoghi diversi, e
quindi a esperienze biografiche singolari, ma accomunate
da un’affezione comune: quella del sentire e, per certi
aspetti, fare il paesaggio. Per questo, la mostra è stata
concepita come un concerto a più voci, come una ‘variazione
su tema’, non solo mettendo a dialogo le opere, ma
anche proponendo una bibliografia di riferimento, discussa
collettivamente con gli artisti, che rimarrà disponibile
al pubblico per la durata della mostra.
Così che le sculture di Edoardo Manzoni, legate ai temi
della mimesi, della caccia e della seduzione, anche rispetto
ai garnments animali e alla loro apparente disfunzionalità,
conducono l’artista a dialogare con l’installazione
di Silvia Mariotti, attenta allo studio di ambienti notturni
e crepuscolari, alla stratificazione di elementi reali e artiartificiali
e alla simbologia dei paesaggi carsici. A questi lavori
si affiancano gli strati pittorici attraverso i quali Simon
Nicasz-Dean, nei suoi monotipi, gioca con il tempo, sovrapponendo
momenti diversi negli stessi ambienti. Una
memoria in movimento, un ricordo che conforma lo spazio
a un’interiorità, a un inconscio a cavallo tra il soggettivo
e l’ambientale. L’aspetto soggettivo e le immagini di fiori
provenienti dall’infanzia giocano un ruolo importante nei
lavori di Katherine Jones, pensati come serre destinate a
proteggere le piante tropicali instabili e altre specie migrate,
sottolineando così il ruolo dell’ambiente artificiale e
naturale come agente trasformatore e selettivo. Giovanni
Chiamenti presenta invece una serie di lavori in ceramica,
ibridi tra l’animale e il vegetale che vogliono riflettere
sugli adattamenti delle specie e le loro metamorfosi, insieme
con una scultura in plexiglass realizzata attraverso
l’elaborazione di dati falsati da un A.I. Un’altra metamorfosi
è quella a cui si interessa Giulia Mangoni, che ricostruisce
la storia di Marica, ninfa pre-romana continuamente
soggetta a distorsioni di natura e mai iconograficamente
fissata, nell’intento di ripensare una possibile attualità di
questa figura legata tanto all’universo naturale quanto
alla cultura e alla storia dell’Isola del Liri.
Infine, Michele Guido è presente in qualità di voce narrante
e ‘accompagnatore’ della mostra. Con il testo Coltivare
la luce/Seminare la carta, l’artista ricerca le suggestioni,
le immagini e i tropismi che s’intravedono nella concertazione
delle opere in mostra e nelle sensibilità degli artisti,
presentando anche due recentissime produzioni, in forma
di lightboxes, dal titolo foglia_luce. Due riprese fotografiche
che evidenziano come il processo del fototropismo
vegetale annienti l’architettura per cercare la luce, dicome nutrimento e morfologia siano strettamente legati
da un ‘fenomeno luminoso’.