Alessandro Traina: “APPUNTI”

Arte

Studio Laruffa Bottinelli Avvocati Associati, via Malpighi 4, Milano, MI, 20129, Italia
02/10/2025 - 14/11/2025

Alessandro Traina

APPUNTI

2 ottobre - 14 novembre 2025
Inaugurazione: giovedì 2 ottobre 2025 ore 18

Giovedì 2 ottobre lo studio Laruffa Bottinelli Avvocati Associati inaugura nei suoi spazi la mostra personale dell’artista Alessandro Traina.
Appunti è il titolo scelto da Alessandro Traina per l’esposizione. Per l’artista infatti ogni opera è come un insieme di appunti che riordina i pensieri e in contempo permette di svilupparne di nuovi costruendo così l’evoluzione del lavoro.
A seguito di questa riflessione, la sua produzione di fatto non si è mai fermata alla riproduzione continua di un’ unico modello, ma procede a cicli, ognuno dei quali rivela uno scatto, una piccola variazione rispetto a quello precedente, determinando una crescita del lavoro nel corso del tempo, mantenendo una linea comune sempre riconoscibile.
La mostra di Alessandro Traina presenta dunque una rassegna di opere di piccolo e medio formato scelte da alcune serie prodotte dagli ultimi anni novanta al 2020.

Le opere delle serie Forma bianca, Pezzi, Inchini e Nastri, dal 1996 al 2006, hanno in comune i materiali di cui sono composte: spessa carta a mano, magneti e lamiera in ferro. Per tutte l’intento è ricomporre l’essere stato per conservarne la memoria.
Le Forme bianche, come architetture spaccate, sono costituite da vari frammenti e sono rimesse insieme interamente solo accostandoli tramite piccoli magneti ad una lamiera che ne riprende la forma iniziale diventando sostegno e protezione, permettendo quindi di poter essere osservate ancora.
I Pezzi sono tutto quello che resta di una superficie distrutta. Anche questi sono alcuni frammenti rimasti, salvati uno per uno e anch’essi fermati da magneti su una lamiera. Non si vuole la ricostruzione, forse nemmeno possibile, c’è solo la raccolta, il recupero, la memoria.
Negli Inchini e nei Nastri c’è in più l’azione del tempo, che determina un cambiamento, una trasformazione fisica delle cose e generalmente dell’essere.
Qui le superfici, nere o colorate, si sono “inchinate” al tempo, si sono accartocciate, piegate e strappate. Anche qui non c’è ricostruzione, c’è solo la premura di conservarle fermandole nel loro stato attuale, piegate e strappate, interrompendo una ulteriore azione del tempo e impedendo un ulteriore ed inesorabile decadimento fino alla condizione del non essere.
Nella serie IN/ , dal 2007 al 2010, viene evidenziato solo il perimetro che definisce una o più figure geometriche (nel titolo, dopo la barra si indica il numero degli elementi).
Ogni opera è composta da uno o più elementi in ferro rivestito di garza poi colorata. Questi sono saldati ad una struttura, in ferro smerigliato, che costituisce la forma nella loro totalità e ne diventa supporto.
Gli elementi, casualmente piegati fino a schiacciarsi, accostati tra loro disegnano una composizione piana e sono stati quindi riordinati nella giusta posizione lungo il perimetro, posizione data dallo spianare idealmente le varie pieghe.
L’attenzione è rivolta ancora alla ricomposizione.
Anche nelle opere della serie Consequenze, dal 2011 al 2014, sono presenti più elementi che sono però sovrapposti tra loro.
Sono come griglie aperte, apparentemente casuali nella forma, che, collocate una sull’altra chiudono la struttura, struttura sulla quale emergono, evidenziati da diverse sfumature di colore o da variazioni della superficie, perimetri rettangolari o quadrati che definiscono l’ordine di sovrapposizione.
Quindi sequenza di elementi e conseguenza di azioni.
Ancora presente il tema della volontà di ricostruire l’immagine, di recuperare.
L’intento è solamente posizionare gli elementi, che in questo caso sono semplicemente appesi ad un apposito telaio che man mano viene nascosto.
Di nuovo provvisorietà. Ancora essere ed essere stato.
Le Collimazioni, 2015 - 2017, sono tutte costituite da tre strutture in ferro, sovrapposte e contenenti ognuna uno o più elementi, squadre rivestite in feltro e colorate: un colore più acceso evidenzia i lati che "collimano" e anche qui ne stabilisce l’ordine di sovrapposizione.
Nella serie Insiemi, dal 2018 al 2021, il feltro nero è il solo materiale presente ma anch’essa è caratterizzata da elementi sovrapposti in un collage di ritagli.
Sono figure regolari, possono essere strisce o squadre o forme a L o a T , a U, o croci, quadrati e cerchi che insieme vanno a formare un collage applicato su una tavola quadrata anche essa ricoperta dallo stesso feltro nero che quindi fa anche da fondo.
I colori attribuiti a questa composizione però sono dati ruotati o ribaltati orizzontalmente o verticalmente rispetto al collage, per cui zone di fondo diventano parti di elemento e viceversa. Ne deriva un effetto quasi mimetico dato che il disegno ottenuto confonde la reale costruzione del lavoro e nello stesso tempo la geometria è ammorbidita dai vari elementi di feltro i quali sono appesi solo nella zona superiore, per cui perdono rigidità attenuando l’aspetto rigoroso dell’opera.
Insiemi, in quanto ogni tavola comprende più elementi e sia la tavola che gli elementi comprendono più zone di colore.
Anche qui, come nelle Consequenze e nelle Collimazioni, il colore è il mezzo di unione tra i vari elementi ed è determinante nell’escludere qualunque altra possibilità di combinazione.

Biografia e principali esposizioni

Alessandro Traina nasce a San Vincenzo (LI) nel 1957. Nel 1966 la famiglia si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora.
Appassionato al disegno inizia a dipingere fin da giovanissimo, si diploma al liceo scientifico e intraprende gli studi di Architettura dove viene attratto dal Razionalismo. Il suo interesse per l’arte lo porta però dopo qualche anno a lasciare la facoltà per incominciare un percorso artistico.
Il Costruttivismo Russo, il movimento De Stijl e l’Arte Concreta sono le correnti che influenzano profondamente la sua opera.
Inizia a esporre nel 1986 con una prima produzione pittorica e nel 1987 tiene a Milano la sua prima personale ma già dalla fine degli anni Ottanta i suoi quadri diventano volumetrici, i soggetti sempre più essenziali e in breve tempo si accorge che il suo pensiero trovi migliore rappresentazione nella scultura e nella installazione.
Vicino al Minimalismo e all’Astrazione geometrica, dopo una prima serie di sculture in ferro realizzate con tubolari e lamiera, nei primi anni Novanta il lavoro ma mano prende forma con l’abbinamento di più materiali nell’intento di conciliare casualità e razionalità.
Le prime “gabbie” in ferro bloccano larghi fogli o lunghi rotoli di carta da spolvero sui quali un frottage indica una storia, un vissuto; poi lamiere nere avvolgono, come per proteggerli, frammenti di fogli di spessa carta a mano fermati e ricomposti da calamite; poi ancora intrecci di listelli di acciaio apposti su telai sono rivestiti da garze mediche colorate o da reti di differenti trame che ne definiscono la composizione.
Le opere, collocate principalmente a parete, sono sempre parte di una produzione a cicli e negli ultimi anni, partendo sempre da figure geometriche semplici, sono composte dalla sovrapposizione apparentemente casuale di più elementi dove è il colore però che rivela nella composizione un ordine ben preciso.
Ultimo tra i materiali utilizzati è il feltro col quale dapprima ricopre telai di metallo, poi diviene base per nuove opere come collage su tavola, caratterizzati ancora dall’uso del colore come elemento unificante.
Nel lavoro di Traina è sempre evidente un’attenzione allo stato di provvisorietà che pervade la nostra esistenza.

Nel 1987 la sua prima personale alla galleria Fac Simile a Milano. Nel 1989 è invitato al Premio Saatchi & Saatchi al Palazzo delle Stelline a Milano, alla mostra Fabbrica a Brescia a cura di Massimo Minini e alla galleria Neon a Bologna.
Negli anni Novanta ancora da Fac Simile e al Palazzo della Triennale a Milano poi seguono mostre al Castello di Sartirana nella rassegna Giovane Arte Contemporanea e alla GAM di Gallarate.
Achille Bonito Oliva nota una sua scultura alla galleria MR di Roma e lo invita ad Arie, rassegna di scultura internazionale all’aperto nell’ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Seguono personali a Torino e Verona, poi ancora alla Neon a Bologna, alla Juliet’s Room a Trieste e allo Studio Cavellini e alla galleria Erha a Milano.
Tiene personali anche in Germania e in Francia dove espone più volte a Parigi.
Nel 1994 è presente al Castello di Rivara nella rassegna Equinozio d’Autunno, al Museo Sant’Agostino di Genova, all’Auditorium San Fedele di Palazzolo, poi le personali a Milano nel 1997 alla galleria Maria Cilena e nel 1998 alla galleria Plurima di Udine dove verrà invitato alla GAMUD nella mostra Nuove Contaminazioni curata da Enrico Crispolti.
Negli anni Duemila espone in rassegne al Museo Civico di Albisola, alla Villa Borromeo di Senago, al Palazzo Calabresi di Viterbo, al Palazzo Prinetti di Merate, alla Villa Borbone di Viareggio e al Collegio Cairoli di Pavia.
Nel 2005 realizza una scultura in permanenza per l’arredo urbano del comune di Viadana (MN). Espone poi in rassegne nel Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna, nel Museo Civico Parisi Valle di Maccagno e nel 2006 tiene una personale allo Spazio Cesare da Sesto a Sesto Calende (VA). Tra il 2007 e 2010 le personali alle gallerie Spazio Temporaneo a Milano e Milly Pozzi a Como.
Nel 2012 è invitato alla Fondazione Zappettini di Chiavari nella rassegna Astratta, poi le
personali al Triangolo Nero di Alessandria nel 2013 e da Artesilva a Seregno nel 2014 presentato da Luciano Caramel che lo inviterà nel 2016 al Premio Michetti di Francavilla al Mare. E’ presente per due stagioni alla Bocconi Art Gallery di Milano, poi al Premio Suzzara (MN) e alla CAMEC di La Spezia.
Nel 2017 è al Chiostro di Voltorre (VA) e al Museo Floriano Bodini di Gemonio (VA).
Nel 2018 partecipa alla prima Biennale di Alessandria ed è del 2019 la personale al Collegio Cairoli di Pavia. Nel 2023 è presente al Complesso di Sant’Agostino di Pietrasanta e al Palazzo Binelli di Carrara e ancora a Pietrasanta la personale alla Vetrina di piazza Duomo curata da Enrico Mattei.

Hanno scritto di lui tra gli altri: A. Altamira, R. Borghi, M. Campitelli, L. Caramel, P. Casati, L. Cavadini, C. Cerritelli, M. Corgnati, E. Di Raddo, R. Ferrario, M. Galbiati, M. Gandini, L. Giudici, C. Guidi, A. Locatelli, A. Madesani, M. Mancini, M. Meneguzzo, F. Parachini, E. Pontiggia, P. Rigamonti, A. Rigoni, C. Rizzi, P. Serra, L. Scarabelli, F. Tedeschi.

Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche quali: Fondazione Sartirana Arte, Castello di Sartirana Lomellina (PV) - Saatchi & Saatchi Advertisement, Milano - Fondazione Ursula Blickle, Kraichtal (D) - Galleria d’Arte Moderna, Gallarate (VA) – Museion, Bolzano - Museo MONA, Detroit (USA) – Museo della Carta, Pescia (PT) - Museo di Palazzo Poggi, Università di Bologna - Civico Museo Parisi Valle, Maccagno (VA) - Cesare da Sesto, Sesto Calende (VA) - MAPP Museo d’Arte Paolo Pini, Milano - Galleria d’Arte Moderna, Udine - Fondazione Zappettini, Chiavari (GE) – Museo della Città di Nova Milanese (MI) - Non Museo, Varese - Collegio Cairoli, Pavia