Aghios Pop

Arte

Via Placida, 23, Messina, Me, 98121, Italia
07/05/2021 - 01/06/2021

AGHIIAPOP
Serena Moschetto
a cura di Mariateresa Zagone

Serena Moschetto torna, con questo progetto fortemente sentito, a quella visione kaleidoscopica fatta di vissuto, di ricordi, di colori che la lega alla sua terra attraverso la cifra stilistica consueta con la quale destruttura la gravità e la solennità implicite generalmente nelle rappresentazioni del mito, della storia o, come in questo caso, della fede. Il linguaggio di AGHIAPOP è infatti giocoso e leggero, una rivisitazione scaltrita dell’arte popolare dei “santini” che strizza l’occhio all’arte näif di cui utilizza l’ingenuità formale, l’assenza di prospettiva, la semplificazione simbolica del paesaggio, le campiture piatte e una cromia priva di sfumature e chiaroscuri. Si tratta di rappresentazioni agiografiche di piccolo e medio formato che reinterpretano le immaginette, quegli oggetti di culto cartacei che effigiano alcuni dei Santi Patroni di città siciliane verso cui la devozione nei secoli, molto sentita soprattutto nei ceti popolari, si è trasformata quasi in idolatria. Lo spunto risulta molto interessante in quanto, indipendentemente dalla fede, il santino rappresenta un elemento culturalmente affascinante e bipolare: da un lato testimonia il sopravvivere nel cristianesimo di antiche forme magico-propiziatorie pagane, dall’altro rappresenta forse una degradazione superstiziosa del rapporto con l’archetipo presente in ogni forma di tradizione spirituale dal pantheon indù a quello greco, dagli arcani dei tarocchi al culto delle icone nel cristianesimo orientale. Oltre queste brevissime riflessioni antropologiche, motivo di interesse della mostra è soprattutto l’incontro tra I’antica forma ieratica bizantina (punto indiscusso di partenza per questo genere di oggetti devozionali) e l’immaginetta popolare, tra il modello pietistico controriformato fatto di sorrisi stereotipati e sguardi perennemente persi nel cielo e il fumetto di cui, i Santi, diventano i nuovi eroi campioni di coerenza, di forza di volontà e di valori umani inalienabili. La tradizione cristallizzata in secoli di devozione viene quindi reinterpretata arrivando ad un risultato intrigante: un’antologia di immagini non convenzionali si apre davanti all’ osservatore, intuizioni paradossali, provocazioni più o meno riuscite, accurati omaggi filologici, ricerche in equilibrio fra originalità e fedeltà all’iconografia tradizionale. L’impressione è quella di un riuscito sodalizio che tira giù i santi dagli altari tramutandoli in esseri simpatici dal piglio fra il pop e il surreale che si accendono dei toni dei primari incastonati come smalti cloisonné e delimitati da linee di contorno nere e spesse. Sono i martiri i cui tormenti, ormai superati, trovano traduzione nella lacrimuccia iconica a forma di goccia che solca il viso, la cui testimonianza è risolta nella luminosità dei colori (è il caso di Alfio e Filadelfio che, col fratello Cirino, sono i Santi Patroni di Lentini, di San Fratello, di Sant’Alfio e di Trecastagni), sono gli eremiti con le guance rosee e le bocche a cuoricino, sono le tante Madonne cui è devota l’isola come nel caso di quella della Visitazione, Patrona della città di Enna, che strizza l’occhio alla tradizione pagana di cui è erede sul cui sfondo i “granai dell’impero”, la colonna ionica e le spighe ricordano il radicatissimo culto di Cerere e della figlia Proserpina ancora oggi acclamata con l’esclamazione “Cori, Cori” che ritorna, in una felice contaminazione, nell’aureola di questo “santino”.

Mariateresa Zagone