Denis Riva | Carte ferite Carte medicate

Arte

Pescherie della Rocca, Largo del Tricolore 1, Lugo, Ravenna, 48022, Italia
20/06/2025 - 20/07/2025

Comune di Lugo
Lugo Musei | Museo Francesco Baracca/Casa Rossini

Matrice. Sedici
Matrice è una mappa, un progetto diffuso nello spazio e nel tempo che collega, in forma di arcipelago, musei e altri luoghi storici della città di Lugo con arte, sguardi e movimenti contemporanei.

CARTE FERITE CARTE MEDICATE | Denis Riva
A cura di Massimiliano Fabbri
in collaborazione con Lugocontemporanea

Pescherie della Rocca Largo del Tricolore 1, Lugo RA

Inaugurazione

Venerdì 20 giugno 2025
ore 18.00 Apertura mostra
ore 19.00 Concerto disegnato con Denis Riva / John de Leo / Drigo / Franco Naddei
videoriprese Diego Gavioli

La mostra che rientra nel programma di Lugocontemporanea, festival di parole, musica e immagini in programma a Lugo il 20, 27 e 28 giugno, si inaugura con un evento speciale che vede un’azione di disegno dal vivo dell’artista Denis Riva e un concerto-sonorizzazione dentro allo spazio della mostra fatto da John De Leo voce - Enrico Salvi in arte Drigo chitarra - Franco Naddei installazioni sonore e live electronis
Il trio John De Leo, Drigo, e Franco Naddei è un ensemble che tenta di conciliare l'inconciliabile.
Tre musicisti apparentemente molto distanti, cercheranno un punto di contatto. Drigo, il chitarrista e autore della rock band Negrita e John De Leo saranno coadiuvati da Franco Naddei, artista proveniente dall'area della sound art che elaborerà in tempo reale i suoni di voce e chitarra.

Sabato 21 giugno 2025, ore 18.30
Presentazione del libro d’artista Frattaglie 2024/2014 di Denis Riva
in dialogo con Massimiliano Fabbri

Un libro di 608 pagine che raccoglie dieci anni di lavori e progetti dell’artista.
Un libro gigante da taschino, da comodino e da bagno.
Una ricca raccolta alla deriva che aspira ad essere una piccola enciclopedia del Ganzamonio, che altro non è che il luogo immaginario in cui abitano i personaggi e le bestie dei suoi disegni, fatti a china e lievito madre.
Frattaglie è il libro di un esploratore, un compendio del paesaggio, della flora e della fauna quasi fantastiche chiamate qui a raccolta. Una specie di realismo magico a governare le immagini e i racconti, fatti da un disegno potente e visionario che diventa cinema infinito.

Al termine dell’incontro firmacopie e disegnetti vari con l’artista.

Info:
la mostra è aperta dal 20 giugno al 20 luglio 2025, il giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 19.00;
il sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Nelle giornate del 20, 21, 22, 27 e 28 giugno aperture straordinarie dalle 17.00 alle 19.00 e dalle 20.00 alle 22.30 in occasione del programma di Ravenna Festival e Lugocontemporanea
Ingresso gratuito
museobaracca@comune.lugo.ra.it | 0545.299105
www.comune.lugo.ra.it | www.museobaracca.it

INTRO

Una mostra di sfalci e ramaglie, fiamme e lievito madre. Su carta quasi infinita

Il progetto espositivo che Denis Riva ha pensato per Lugo è costruito da una serie di quaranta carte, tra disegno, pittura e collage, del formato di 30x70 centimetri ciascuna, realizzate appositamente dall’artista per questa mostra, passando da un procedimento di aggressione e cura della superficie del foglio che porta le immagini ad emergere e affiorare come una rivelazione inattesa.
O come un’epifania, attraversando i territori del caso e dell’errore, dell’incidente e dell’imprevisto.

Il progetto prende la forma di un grande allestimento che disegna, negli spazi delle Pescherie della Rocca e della Torre del Soccorso, una lunga linea continua che ricrea una sorta di panorama infinito, un cinema primitivo e magico che corre sulle pareti della grotta. L’immagine della striscia, di una fascia in movimento che scorre e si distende nello spazio, ricorda uno strano paesaggio visto dal finestrino in cui accadono cose o si manifestano presenze. Un orizzonte continuo che orienta la mostra e i suoi andamenti, così come i nostri movimenti dentro di essa.
Ogni singolo disegno, di formato orizzontale, panoramico e cinematografico, funziona così come una fotogramma che si apre su mondi, dove ciascuna carta è una visione alla deriva o scena vista con la coda dell’occhio. Relitto e frammento perduto e, al tempo stesso, parte di un flusso, di un tutto circolare in cui si succedono vuoti, cose, fatti e scenari: pianure, fiumi, boschi, deserti, colline in lontananza, rocce e alberi, sfalci e ramaglie, animali, uomini, mandrie e processioni, fantasmi e memorie sparse quasi senza più storia. Mostri della palude e cose delicatissime e piene di grazia.
Una specie di metaprocessione in cui il mondo periferico e ai margini degli ultimi sfila passando davanti ai nostri occhi come pura visione. Teatro. Traiettorie di formiche. Volo triangolare di uccelli. Guizzare di pesci. Bisce e serpenti. Metamorfosi.

Disegno che immagina e nomina le cose. Disegno che riparte da resti e rovine. Dai ritrovamenti sparsi che per l’artista non rappresentano una sconfitta o uno scarto, ma l’esatto contrario, una specie di residuo resistente e fertile. E prezioso. Bello e risuonante di promesse. E voci. E lingue. E suoni antichi. Disegno di tracce, impronte e fossili.

Le carte sono bruciate e piegate, e inondate questa volta di calde velature arancioni. No nebbie qui, pochi i verdi e gli azzurri del cielo.
A questi disegni in forma di paesaggio frammentato e continuo, che assomigliano a una coltivazione lenta che si espande nel tempo, come un diario di cose viste immaginate sognate che si susseguono senza sosta, mutanti e in movimento, si affiancano cinque grandi carte che esplorano anch’esse le stratificazioni geologiche del tempo, attraverso visioni naturali in cui gli attori, che attraversano inconsapevolmente questi paesaggi, si soffermano un momento, in una specie di incanto o inceppatura della migrazione senza fine a cui sono sottoposti o spinti, per tensione interna o costrizione. Perché bestie e uomini sono qui, quasi sempre, ombre, silhouette o fantasmi. Non si accorgono di noi che li guardiamo, e loro non ci guardano. Intenti nelle loro azioni inspiegabili e bambine, galleggianti e lunari. Mentre attraversano il deserto infuocato. Non so se ribelli, poetici assai. Sempre. E misteriosi. Come visti in un teatro. O in un diorama a grandezza soldatino.

Sulla superficie della carta avviene una combinazione alchemica tra liquidi e fuochi, tra acqua e polvere, una specie di ossimoro o contrasto o battaglia, o gioco anche, un esperimento che si amalgama restituendoci infine una visione sfuocata delle cose. Come miraggio. Come immagine mossa dalle onde del calore. Come acqua incanalata selvaggia in un giardino foresta, arso o fangoso, o spazzato dal vento e dalla tempesta. Foglie e rami. Pozzanghere. Temporali in lontananza. Crepe e spaccature nella terra. Boschi aridi e secchi. Dighe di castoro. Devastazioni. Paradisi perduti. Riserve indiane. Sabbia e uccellini. Nidi giganti come astronavi. Traiettorie labirintiche di disegno impazzito. Bave di lumaca. Leggerezze, giochi e gentilezze gratuite per riposare dalle fatiche.
Come acqua che sborda, esce e cancella. Con incendi in lontananza e segnali di fumo.
Disegnare ancora, sempre, come azione inutile che argina la catastrofe e la dispersione.

A completare la mostra, insieme alla sequenza di carte, vero e proprio cinema d’animazione che viene montato dentro il nostro cervello, sono esposti anche un libro d'artista, un video e alcune teche contenenti preziose miniature da niente. A fare i mondi infinitamente grandi e infinitamente piccoli. La magia ancora, dentro la notte della testa. E dentro al bianco infinito giallino di un foglio. Camera oscura.
Nell’onda dei capelli, nelle zampette che disegnano tracce e traiettorie e costellazioni.
Nella china e nel lievito madre, una specie di brodo biologico che fa la vita, sorpresa dal cacciatore Denis Riva prima che scappi. O morda.
O svanisca come sogno.

P.S.
Il tema del festival Lugocontemporanea, o meglio ancora la parola chiave per questa edizione del 2025 è “Educare”. Parola di origine latina: la sua etimologia ci dice di un’azione che tira fuori, alleva e conduce. Il suo significato è quello di insegnare, istruire, ammaestrare, formare, guidare, indirizzare, allenare, affinare, raffinare, coltivare…
Una coltivazione. Ed è esattamente quello che fa Denis Riva quando disegna perché il suo procedimento (c’è chi la chiama poetica, ma la partita si gioca qui sull’artigianalità e sulla materia) è sempre quello di tirare fuori le immagini e le sue figure passando attraverso errori e imprevisti, da macchie di china, laghi e prosciughi, da incidenti sulla superficie carta che la bucano e piegano.
O da segni, ingiallimenti e sporcature del tempo che non solo l’artista guarda attentamente, ma che trova, sceglie e protegge e a cui si affida per seguire un nuovo sentiero nel bosco. O una storia.
Come fossero presagi e segni da divinare. Che ci precedono come scrittura segreta. Alfabeto antico. Qualcosa che noi continuiamo.

Ecco che educare diventa qui una specie di processo e cura collettiva, come un lievito madre che passa di mano in mano e che continua a crescere e generare. E offrire possibilità. Di trasformazione, cambiamento e miglioramento.
Disegnando si vede meglio. Disegnando s’impara.
Qualcosa di avventuroso ma anche qualcosa a cui ancora viene dato fiducia, reperto o traccia letta e interpretata con attenzione da archeologo, o con la stessa tensione e silenzio, e capacità di ascolto, del cacciatore.
La scrittura del mondo e la cura. Lo stupore nel creare mondi, più belli e intelligenti di noi.
La gentilezza. La lentezza che porta ad aspettare il momento giusto. L’immagine bruciante e viva che spesso coincide con una specie di bellezza imperfetta.

Biografia

Denis Riva, detto Deriva, è nato a Cento (FE) nel 1979. Vive e lavora a Follina (TV). Disegnatore, pittore, raccoglitore, osservatore, assemblatore, ricercatore, installatore, sperimentatore. La sua ricerca indaga sulla dimensione temporale innescata dalla natura, sul tempo dell’uomo, sull’attesa e sullo stato di osservazione del mondo che viviamo. Il punto di partenza di tutta la sua pratica teorico-lavorativa si concentra sul recupero di materia abbandonata. Cataste, macerie, scarto, diventano tesori da scoprire, osservare, gestire, conservare e rielaborare. Il disegno, la pittura, il collage e l’assemblaggio costituiscono lo zoccolo base della sua struttura costruttiva. Adotta continuamente nuove tecniche rimpastando quelle precedenti, un modo che ricorda antiche tradizioni e che lo avvicina alle origini primordiali dell'uomo. Da qui, la presenza alla base dei suoi lavori del lievito madre, con cui vivifica le sue creazioni.