Lo Giudice-Orsenigo: Assemblamenti e Contaminazioni

Arte

Vi.P. Gallery, Alzaia Naviglio Grande 4, Milano, Italia, 20139, Italia
06/06/2020 - 16/06/2020

Assemblamenti, non assembramenti. Assemblaggi di oggetti, di elementi differenti, di materiali diversi. E contaminazioni artistiche e intellettuali, non virali: contaminazioni di generi, stili, linguaggi, orizzonti di attese. Per reagire, per rispondere al contagio del morbo e alla morbosità della situazione, con il contagio giocoso e intellettualmente stimolante delle idee e della bellezza. Una bellezza post-moderna, spiazzante, creativa, che smonta gli elementi del mondo vecchio per immaginare personaggi e scenari di un mondo nuovo, di una nuova era. Una bellezza e un mondo immaginario e immaginato post-Covid19: questa è in estrema sintesi il senso di questa mostra e del lavoro di questi due diversissimi, ma per alcuni versi affini, entrambi fuori dagli schemi, autori contemporanei

Comunicato Stampa
Con ASSEMBLAMENTI E CONTAMINAZIONI prosegue la programmazione della Vi.P. Gallery di Milano, sul Naviglio Grande, dopo la forzata interruzione per la quarantena, con il recupero di una delle mostre rimandate e alcune importati novità.

ASSEMBLAMENTI E CONTAMINAZIONI
Sculture di PAOLO LO GIUDICE, a parete opere di GIUSEPE ORSENIGO
A cura di Virgilio Patarini.

Mostra allestita alla Vi.P. Gallery Milano, ma fruibile anche on line sul sito www.zamenhofart.it

Si inaugura sabato 6 giugno 2020 alla Vi.P. Gallery di Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, la doppia mostra personale di scultura, pittura e arti visive intitolata “Assemblamenti e contaminazioni”, che vede a confronto l’opera dell’artista Giuseppe Orsenigo con lo scultore Paolo Lo Giudice.
Si tratta della fusione della terza delle mostre rimandate causa quarantena Coronavirus, quella di Orsenigo, con la mostra personale di Paolo Lo Giudice già prevista in queste date. Delle altre cinque mostre rimandate due sono state recuperate nei giorni scorsi (Comotti e Ritorno) e altre tre saranno recuperate nelle prossime settimane (Carta e Degradi insieme e poi Fiorella Manzini), in un calendario completamente riorganizzato: dopo Giuseppe Orsenigo con Paolo Lo Giudice dal 6 al 16 giugno, Gabriele Marchesi (come già previsto) dal 17 al 26 giugno, Vito Carta e Rinaldo Degradi dal 27 giugno al 7 luglio, Fiorella Manzini dall’8 al 17 luglio.
Inoltre, con questa mostre post-Covid19, verranno sperimentate nuove modalità di fruizione, sia per l’opening che per la successiva normale apertura al pubblico. Innanzitutto la mostra reale sarà accompagnata da un video e da una mostra “virtuale” che sarà visibile e visitabile on line da quanti si trovano impossibilitati a recarsi a Milano su Navigli.
E in luogo del consueto vernissage, si terrà un “opening day”, con visite guidate a piccoli gruppi, il 6 giugno, dalle 15,30 alle 18,00. Alle 18,00 poi presentazione on line della mostra con un video visibile sul sito e sul canale Youtube di Zamenhof Art e poi diretta Facebook dal profilo del padrone di casa, Virgilio Patarini, e dei due “ospiti” Paolo Lo Giudice e Giuseppe Orsenigo

La mostra sarà visitabile fino al 16 giugno 2020, dal martedì al sabato, h 15,30-18,30; domenica, h11-13 e 14-19. Chiuso lunedì. Ingresso libero, con mascherine e due/tre persone alla volta distanziate.

Qui di seguito una breve presentazione della mostra. In allegato la locandina e foto di opere

ASSEMBLAMENTI E CONTAMNAZIONI:
Giuseppe Orsenigo e Paolo Lo Giudice a confronto.

Assemblamenti non assembramenti. Assemblaggi di oggetti, di elementi differenti, di materiali diversi. E contaminazioni artistiche e intellettuali, non virali: contaminazioni di generi, stili, linguaggi, orizzonti di attese. Per reagire, per rispondere al contagio del morbo e alla morbosità della situazione, con il contagio giocoso e intellettualmente stimolante delle idee e della bellezza. Una bellezza post-moderna, spiazzante, creativa, che smonta gli elementi del mondo vecchio per immaginare personaggi e scenari di un mondo nuovo, di una nuova era. Una bellezza e un mondo immaginario e immaginato post-Covid19: questa è in estrema sintesi il senso di questa mostra e del lavoro di questi due diversissimi, ma per alcuni versi affini, entrambi fuori dagli schemi, autori contemporanei.
Anche in questo caso come nella mostra precedente, l’abbinamento non è stata una libera scelta curatoriale, ma è stato forzato dagli eventi: dovendo recuperare ben sei mostre entro agosto all’interno di una programmazione già fitta, si sono resi necessari degli abbinamenti, laddove possibile, e, ovviamente, l’abbinamento tra un pittore e uno scultore era quello più semplice, poiché le opere dell’uno non portavano via spazio alle opere dell’altro. Ed infatti la soluzione si è adottata anche per altre due mostre. Tuttavia, in questo caso come nel precedente, nonostante le evidenti diversità tra i due artisti, alcune affinità sono riscontrabili (da cui il titolo, in parte ironico, ma che, al d là dell’ironia, funziona come descrizione pratica e teorica del lavoro di entrambi), e forse aiutano persino a comprendere meglio le rispettive caratteristiche…
Il titolo, al di là dell’ironico riferimento alla situazione attuale, tra “assembramenti” pericolosi, che proprio sui Navigli recentemente hanno dato motivo di scandalo e polemiche, e rischio di contaminazioni col virus, sottolinea due aspetti, uno “tecnico”, l’altro “teorico”, che accomunano i due autori. Entrambi per realizzare le loro opere “assemblano” materialmente oggetti e materiali diversi ed entrambi “contaminano” idee, linguaggi, stili differenti.
Paolo Lo Giudice assembla pezzi smontati di utensili, moto, marchingegni meccanici vari per dare forma a animali e personaggi ironici e giocosi: il rottame triste e inanimato si trasforma in figura gioiosa che allude alla vita, in un gioco di rimandi alla storia dell’arte del Novecento, dall’Oggetto trovato di Duchamp, al Dada, al Nuovo Realismo, alla Pop Art. Riferimenti assimilati, “contaminati” tra loro e superati in una sintesi originale fuori dagli schemi e difficilmente classificabile, se non come “post-avanguardia”, come già ebbi modo di fare, più di dieci anni fa, in un articolato progetto espositivo ed editoriale che vide protagonista Lo Giudice con Orsenigo e altri artisti sulla stessa linea.
Giuseppe Orsenigo invece “assembla” fotografie, legni, metalli, interventi pittorici, dando vita ad “oggetti” che anche quando si appendono a parete risulta difficile definire “quadri”, così come mi risulta difficile definire questo autore “pittore”. Più corretto parlare, rispettivamente, di opere d’arte visiva e di artista. Per non parlare poi delle sue sculture/installazioni. E anche sul versante di stile e linguaggio le “contaminazioni” sono molte e stratificate: tra figurazione, astrazione, pop art, arte concettuale. E anche in questo caso non mi viene niente di meglio che risolvere con l’ossimoro di “post-avanguardia”. Ma rispetto al più giocoso Lo Giudice, in Orsenigo prevale lo sguardo introspettivo al limite della psicoanalisi e il gioco dei rimandi, delle citazioni, dei simboli. E non a caso gli specchi e le superfici riflettenti tornano così frequentemente nelle sue opere
Vi.P.

Per ulteriori approfondimenti sulla mostra:
https://www.zamenhofart.it/vi-p-gallery-milano-stagione-2019-2020/lo-giudice-orsenigo-assemblamenti-e-contaminazioni/

sui due artisti in mostra :
https://www.zamenhofart.it/e-in-permanenza/paolo-lo-giudice/
https://www.zamenhofart.it/e-in-permanenza/giuseppe-orsenigo/