Medea Tekna: il mito, le periferie, il gioco, i figli e le famiglie scomposte. Una rilettura moderna e provocatoria del mito di Euripide
Teatro
Ecomuseo Mare Memoria Viva, via Messina Marine, 14,, Palermo, Pa, 90123, Italia
21/07/2023 - 23/07/2023
Venerdì 21 luglio alle ore 21:00 debutto assoluto di Medea Tekna all’Ecomuseo Mare Memoria Viva, regia di Giuseppe Massa (con repliche il 22 e 23 luglio). Lo spettacolo è il risultato di un teatro che si fa presenza nella periferia palermitana, con una forte matrice sociale e politica in cui il mito muovendosi nella zona liminale tra antico e contemporaneo, tra quello che ci circonda e ci attraversa, tra dimensione privata e collettiva, mette a fuoco il presente e diventa strumento per narrare i cortocircuiti della nostra società. Medea Tekna è l’atto finale del progetto teatrale sperimentale che la compagnia Sutta Scupa ha avviato il 15 giugno scorso a Brancaccio e Roccella, quartieri della Costa Sud di Palermo.
La drammaturgia curata da Ubah Cristina Ali Farah e Giuseppe Massa facendo esperienza di questo percorso dà vita a una riscrittura inedita del mito di Euripide, in cui tradizione e contemporaneità si incontrano e dialogano, una poetica che riattiva il mito di Medea come modello comportamentale attraverso il quale analizzare e narrare la contemporaneità partendo dalla perifericità dei luoghi, ma anche della prospettiva verticale e periferica dei due figli di Medea e Giasone, non più soltanto vittime inattive, ma voce e sguardo che conquistano lo spazio negato.
Medea Tekna mette in scena lo scontro generazionale tra genitori e figli, tra il mondo degli adulti e quello dell’infanzia; si interroga e mette in risalto le dinamiche, fortemente attuali, del conflitto coniugale, la sua esegesi, le implicazioni nell’equilibrio familiare sempre più precario e disfunzionale. Un effetto domino di conflitti, impossibilità relazionali e affettive che ha ripercussioni nella vita dei “figli dai diritti negati”.
«‘Tekna’ in greco antico (τέκνον, ndr) significa figlio, creatura. In questa rivisitazione in chiave contemporanea di Medea assistiamo a un capovolgimento drammaturgico del centro del mito – spiega Giuseppe Massa, regista e direttore di Sutta Scupa -, partendo da una dimensione periferica che è quella dei due giovani figli della coppia Medea-Giasone. Attraverso una ibridazione tra classico e contemporaneo, quanto più armonica e dinamica possibile, si vuole affrontare una tematica spinosa della nostra attualità: il rapporto genitori-figli e più in generale il conflitto tra individuo e famiglia»
La tragedia è incombente e si svolge nel quotidiano. Un giardino sintetico è il luogo in cui Mermero e Fere, i due giovanissimi figli di Medea e Giasone, trascorrono la giornata insieme ai loro “tutor” (la Nutrice e il Pedagogo). In un ambiente familiare tossico alimentato dal rapporto autodistruttivo dei due genitori, i bambini si rifugiano nel mondo alienato dei videogiochi, che diventa surrogato di una genitorialità disattesa. L’accostamento con due pupi siciliani sulla scena dà vita a uno sdoppiamento che avrà luogo anche nelle due figure educative, la Nutrice e il Pedagogo che tirano e stirano le vite dei due fratelli su due fronti opposti e incomunicabili: le lingue risultano disarmoniche, i codici culturali inconciliabili, il linguaggio si svuota vittima di un progressismo privo di radici e di qualsiasi risonanza storica ed emotiva. In questo bailamme emotivo, con un’affettività sorda ai bisogni dei due giovani, la fratellanza rimane fino alla fine l’unica forza positiva a cui appellarsi, all’ombra di una tragedia imminente in cui si assisterà all’implosione di una famiglia.
L’impianto scenico è affidato a Mela dell’Erba (che cura anche i costumi), forme geometriche che si sostituiscono ai muri di un focolare domestico. Le elaborazioni sonore del compositore Giuseppe Rizzo insieme alle luci di Vincenzo Cannioto differenziano le sonorità provenienti dalla scena (dal ‘qui e ora’ teatrale dei bambini, della Nutrice del pedagogo e degli spettatori), da quelle che giungono dal mondo esterno (in particolare la stanza in cui Medea e Giasone stanno per porre fine alla loro relazione. Sul palco la grande Aurora Quattrocchi reduce da una toccante interpretazione al Festino, al suo fianco il giovanissimo Giovanni Fardella e i piccoli Vincenzo Massa e Testimony Ojo. Le voci fuori campo di Gabriele Cicirello e Simona Malato saranno protagoniste nella messinscena. I giovani partecipanti al laboratorio di recitazione saranno protagonisti di un coro che conquisterà lo spazio in un post epilogo, portatori di speranza conquisteranno la scena, amplificando e universalizzando i contenuti che ci consegna la tragedia. L'intervento corale è stato curato da Domenico Ciaramitaro, Valeria Sara Lo Bue ed Elena Amato che hanno guidato il laboratorio di recitazione insieme a Giuseppe Massa, avviato nella prima fase del progetto a giugno.