Per l’Ultima Volta
Architettura, Fotografia
Via Della Marrana 94, Roma, Roma, 00181, Italia
16/11/2018 - 21/12/2018
Tra il 1972 e il 1979 Ettore Sottsass, realizza Metafore, una serie di istallazioni site specific, modelli ambientali costruiti ed immaginati percorrendo a più riprese i deserti dei Pirenei.
Il lavoro coincide con un momento di autoriflessione intenso, elaborato attraverso il viaggio ed una produzione itinerante ed estemporanea: “sentivo una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile… mi pareva che se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione.”
Sono gli anni in cui Sottsass mette in discussione il design e l’architettura, legati ad un meccanismo di produzione e consumo piuttosto che ai reali bisogni dell’uomo. Il viaggio diventa la condizione necessaria dello stare al mondo, lo strumento che aiuta l’individuo a trovare la giusta distanza dalla realtà che lo circonda. Il deserto è luogo di aspirazioni, desideri e di simbologie contemporanee.
Durante questi viaggi Sottsass non si limita a fotografare ma, insieme alla giovane artista spagnola Eulalia Grau per sei anni compagna di avventura e di vita, costruisce spazi temporanei attraverso l’uso di materiali naturali, corde, tessuti oggetti trovati. La costruzione dell’immagine coincide esattamente con la costruzione dello spazio, attraverso un vero e proprio sistema di scrittura spaziale.
Tuttavia Metafore non sono solo fotografie, ma la mappa di un viaggio all’interno del proprio io costruita attraverso proiezioni dell’immaginazione: architetture senza muri, stanze in cui natura e architettura si confondono, vuoti in cui l’architettura si rivela grazie alle tracce di una presenza umana, monologhi interiori tra luoghi e anima.
Per provare a parlare di Sottsass “per l’ultima volta” abbiamo chiesto a Stefano Graziani di raccontare il mondo di oggi inseguendo Metafore, o meglio di guardare il mondo che ci circonda con la stessa curiosità e libertà. Stefano Graziani ha accettato la sfida selezionando un gruppo di giovani fotografi e chiedendo loro di produrre un breve progetto orginale che non fosse una selezione di lavori più estesi o la raccolta di episodi già esistenti.
Seguendo il formato originale di Metafore, in cui ogni foto è accompagnata da una breve didascalia evocativa, i fotografi invitati, dopo aver guardato, studiato ed essersi incuriositi al processo che ha portato alla definizione e produzione di Metafore, hanno reinterpretato il lavoro di Sottsass in chiave personale e contemporanea.
I contributi a questo progetto sono prove, in quanto esperimenti e prove in quanto tentativi. L’intera mostra e il suo catalogo sono un esercizio aperto, che può essere ripetuto da fotografi, artisti, architetti e semplici amatori dell’immaginazione spaziale, con risultati sempre diversi e sorpendenti. In questo senso “Per l’ultima volta” è fedele a Metafore, in cui ogni scatto, e ancora di più il progetto nella sua unità, appare come coesistenza di fotografia, di teatro, performance, passione, amore.